Iniziamo con alcune definizioni: la differenza tra deficit ed handicap, così come ci viene fornita dall'O.M.S.:
L'handicap, in altre parole, nasce dall'incontro-scontro
tra persona con deficit ed ambiente sociale.
Per questo è scorretto parlare di "portatore" di handicap.
L'handicap non è "portato" dalla persona, è sempre
causato dall'ambiente: l'essere su una sedia a rotelle è un deficit, ma
non sempre è un handicap. Se l'impossibilità di camminare si traduce
anche in impossibilità di viaggiare in treno o in aereo, di incontrare
altre persone, di entrare in certi locali, allora siamo di fronte ad un
handicap. Se invece il deficit di non poter camminare non preclude in alcun modo
la vita sociale della persona, l'handicap non si è creato.
La differenza tra handicap e
deficit può diventare un vero e proprio "metodo di lavoro"
per chi fa educazione: conoscere (e accettare) il deficit per ridurre l'handicap potrebbe essere il nostro slogan educativo di
capi scout.
La macchina amica (?)
Se l'handicap è causato dal mancato incontro tra persona con deficit ed
ambiente, ne consegue che per ridurre lo svantaggio è possibile lavorare
lungo due direzioni: "far adattare" la persona all'ambiente, o
"adattare" l'ambiente alla persona.
Non sempre, però, è possibile fare una o entrambe queste operazioni.
Ecco allora che possiamo ricorrere a degli ausili, che funzionano proprio
da "adattatori", e che ricevendo in ingresso delle informazioni
prodotte nella forma più consona da una persona con deficit, le
traducono in forme più adatte e comprensibili all'ambiente in cui
ci si trova.
da "I motivi
di un successo" di R. Lorenzini |
Un secondo rischio, strettamente connesso
al primo, è quello dell'aumento
dell'isolamento. Una persona che si
muove a fatica o che non parla costringe la comunità ad una serie
di attenzioni e di cure che comunque creano ed intensificano un rapporto
tra le persone. Un ausilio che risolvesse i problemi di comunicazione potrebbe
allontanare gli altri, che possono delegare alla macchina le attenzioni
di cui prima erano responsabili.
Un terzo rischio è quello dell'atrofizzazione
di capacità residue: se una
persona parla a fatica, l'introduzione di un apparecchio dotato di sintesi
vocale e la conseguente interruzione dell'uso della propria voce potrebbe
avere effetti controproducenti sulle effettive competenze espressive della
persona.
Il progetto: la soluzione
Come si possono minimizzare i rischi esposti ? E' necessario progettare
con attenzione tutte le diverse fasi legate all'introduzione ed al successivo
utilizzo dell'eventuale ausilio. In particolare è importante fare
attenzione che:
- I ragazzi si "misurino" comunque con l'handicap, ne comprendano il
significato secondo le definizioni che abbiamo dato in apertura;
- L'handicap generi quindi nuovi "apprendimenti" e lo sviluppo di nuove competenze in tutti.
- La presentazione ed introduzione di un ausilio sia effettivamente condivisa
dalla persona con deficit e dal gruppo.
- L'ausilio venga utilizzato in maniera equilibrata ed adeguata alla situazione.
In linea di massima, una comunicazione diretta è sempre da preferirsi
ad una situazione mediata dalla macchina; l'ausilio informatico potrebbe
essere così utilizzato solo quando ci si dovesse trovare in ambienti
o situazioni "portatori di handicap", o quando fosse necessario realizzare una
comunicazione rapida ed efficace.
- Sia sempre previsto un attento processo di verifica, relativo ai processi
di comunicazione, al grado di (in)dipendenza della persona con handicap,
al gradimento dell'ausilio da parte di chi lo usa.
MICHELE CAPURSO
capurso@krenet.it