INFORMACARITAS n. 11-1 Giugno 1997

GRAZ: ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA

EDUCAZIONE ALLA MONDIALITA' E ALLA PACE

Il Consiglio nazionale di Pax Christi, riunito a Firenze nei giorni 11 e 12 gennaio '97, ha elaborato il seguente contributo in vista dell'incontro ecumenico di Graz:
"Vogliamo partire dalla memoria di un incontro della delegazione di Pax Christi con i responsabili della Chiesa Ortodossa-Serba in Prizen (Kossovo) nel dicembre 1994. Era in atto la guerra in Bosnia ormai al terzo anno e si sviluppava una forte repressione serba sugli albanesi del territorio (discriminazione sul lavoro, restrizione nell'insegnamento, mancato rispetto dei diritti civili, clima poliziesco). Avevamo gia' incontrato i gruppi del dissenso a Belgrado i quali ci avevano affermato come le Chiese nel territorio ex-iugoslavo non operavano per la pace e la pacificazione. L'incontro richiesto con la Chiesa ortodossa veniva dopo quello con il Vescovo cattolico e i responsabili della comunita' islamica e mirava ad esprimere sincera volonta' di fraterna comunione e mutuo impegno per la pace nella regione.

Tutto l'incontro, nonostante l'approccio fosse di stima e simpatia, si e' rivelato una schermaglia su questioni interne alle nostre Chiese (filioque, dogma dell'Immacolata Concezione, ecc.).
Si aveva le netta impressione che, di fronte a problemi enormi come la sussistenza, i diritti fondamentali della persona, la convivenza tra le genti, la tragedia della guerra a due passi di distanza, si perdesse il tempo in questioni anche vere ma di nessuna importanza di fronte alle attese e alle urgenze della gente e della situazione.

Riportando questo episodio su scala europea e ancor piu' su scala mondiale (che vede in gioco le tensioni fra le etnie, i contrapposti nazionalismi, la globalizzazione dell'economia con il rischio riduzione posti di lavoro, la tendenza a vanificare le conquiste dei lavoratori per il primato dell'economia e profitto, la presenza degli esuberi umani secondo i calcoli della Banca Mondiale), sentiamo come le Chiese devono mettersi di fronte a queste drammatiche domande.

Se il progetto di Dio creatore dell'uomo, amante della vita e Padre di tutti gli uomini e' quello descritto in Apocalisse 21; se sappiamo dalla rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e in cui la felicita' saziera' abbondantemente tutti i desideri di pace che salgono dal cuore degli uomini (GS n. 38); se alla fine dei giorni secondo la profezia, il Signore preparera' sul suo monte un banchetto per tutti i popoli, questa e' la direzione su cui dovrebbe impegnarsi fin da adesso la Chiesa cattolica e le altre Chiese cristiane. Cioe' verso un passaggio da una situazione di isolamento all'incontro, dalla condizione di non-popolo a quella di popolo, dalla conflittualita' e dall'individualismo alla fraternita', cioe' alla realizzazione della pacifica convivenza dei popoli.

Per arrivare a questo la strada e' cosi' lunga che sembra utopia, ma occorre cominciare:
- abbattendo le frontiere di una istintiva conflittualita' che oppone i diversi, i muri della diffidenza e della ostilita' tra le culture e le etnie, le condizioni dei poveri e dei ricchi, le religioni e le nazioni;
- rinunciando definitivamente al ricorso alla violenza come sopraffazione o legittimazione di un gruppo sopra l'altro;
- debellando quelle poverta' che non sono endemiche ma risultato di uno scompenso economico che produce emarginazione e miseria su tanta parte dell'umanita'.

Se le Chiese si aprono a questi orizzonti e raccolgono queste urgenze passano in secondo ordine le questioni interne che sono importanti ma abbastanza piccole di fronte a queste domande piu' grandi e rischiano di assorbire tutto il tempo in una dialettica non costruttiva.
Una convergenza sul servizio da fare al mondo aiuta ad avere una visione piu' larga dando maggiore serenita' al dialogo interno. Anche perche' l'unita' della Chiesa che va perseguita con tutte le forze della mente del cuore perche' e' nel desiderio-testamento di Gesu' non e' in definitiva fine a se stessa, ma diventa segno e strumento per l'unita' e la convivenza di tutta l'umanita' liberata, anche tramite l'impegno dei credenti in Cristo dai pesi e condizionamenti che offendono l'uomo nella sua dignita'.

A cominciare dall'Europa, la terra delle Chiese che si incontrano a Graz:

a) con la chiara decisione ad impegnarsi per la riconciliazione delle tensioni di questi anni recenti. L'esplosione dei conflitti locali che sono seguiti alla caduta del muro di Berlino, particolarmente nella ex Jugoslavia e nella ex URSS, offre un campo immediato di impegno e proposta spirituale senza di cui non potra' mai nascere il perdono ne' costruirsi un nuovo spirito di convivenza.

b) Un altro campo su cui le Chiese d'Europa sono chiamate a ispirarsi al progetto di Dio per una autentica crescita umana e' sostenere decisamente il primato della persona sull'economia di mercato e sul profitto. Minore certamente di un tempo e' il peso dell'Europa sulla globalizzazione dell'economia che privilegia ovunque questa visione distorta di sviluppo, ma potra' sempre essere custode e maestra di diritto conservando quanto di autentico ha maturato il movimento operaio, anche se nato ai margini delle Chiese e talvolta in conflitto con esse. Costituisce insieme un'occasione di riconciliazione con questa forza di liberazione purificando una memoria di faticose incomprensioni.

c) L'Europa e' ancora un magazzino e una fucina di armi (molto spesso di tratta di mine antipersona) che prendono spesso la strada dei paesi a rischio e che noi eufemisticamente chiamiamo in via di sviluppo.
Questa produzione e questo commercio e' meno evidente ma continua. La profezia di Isaia e' allora solo utopia? La parola di Dio e' solo illusione? Le Chiese possono chiedere a gran voce e con determinazione, tutte insieme, ai responsabili delle societa' europee la trasformazione delle spade in vomeri e delle lance in falci e la loro voce diventera' un coro di voci di tanti uomini e donne di questa Europa.

d) Infine occorre sottolineare il dovere dell'assunzione di responsabilita' da parte delle Nazioni d'Europa verso i paesi d'Africa, gia' territorio di conquista coloniale, ove la convivenza pacifica non trova spazio e il sottosviluppo mette a rischio la sopravvivenza delle persone.
Sono alcuni orizzonti che aprono prospettive per l'incontro di Graz impedendo di isterilirsi nella diatriba storica e filologica di questioni teologiche interne alle Chiese disattendendo l'attesa e il grido dei poveri della terra.

Il Consiglio nazionale di Pax Christi