in "Avvenimenti" n.210 del 31.08.99 "Avvenimenti - Ultime Notizie, giornale dell'Altritalia"
IL DETONATORE DELLE COSCIENZE
Parole in movimento di MARINA PIVETTA
Pensare alla pace, pensare a come ripristinarla, a come renderla condizione permanente della nostra esistenza non sembra sufficiente ad evitare la guerra. Dopo i raid sulla Federazione jugoslava, l'aviazione angloamericana si è spostata in Iraq, nel mese di agosto i civili morti per "errore" sono decine. Tutti "effetti collaterali" di "guerre umanitarie" - sottolinea, con amara ironia, Elettra Deiana in una conversazione di fine agosto durante la quale mi suggerisce tre titoli. Nel libro pubblicato da Odradek Il rovescio internazionale si legge che a funzionare da detonatore nelle coscienze è stata questa specie di bradisismo semantico, nato forse, dalla messa in discussione di ogni regola. Se prima veniva usata la retorica come anestetico oggi la perdita di senso è garantita dal politically correct.
Così "ingerenza umanitaria" contrapposta a "pulizia etnica" prendono il posto dei "diritti di cittadinanza". Cambiano le forme della guerra e il linguaggio che la giustifica ma il nocciolo violento che la anima nei millenni non siamo riuscite/i a sradicarlo. Su questo nodo che si articola il lavoro di Barbara Ehernreich "Riti di sangue" pubblicato da Feltrinelli. Essa cerca di spiegare da dove hanno avuto origine i sentimenti che gli esseri umani investono sulla guerra. Sentimenti che hanno cominciato a germogliare, secondo Ehrenreich, forse quando l'uomo è passato dall'esperienza ancestrale dell'essere preda a quello di predatore. Se non si scioglie questo nodo a nulla forse possono i/le pacifiste contro il riperpetuarsi delle guerre. Anche Simone Weil pur non partendo da questi presupposti parla di limiti del pacifismo negli scritti (1933-1943) "Sulla guerra" pubblicati da Pratiche Editrice.