ringraziamo Mario Cardinali per l'autorizzazione a pubblicare gli editoriali del numero di
maggio 2001 del mensile "LivornoCronaca - il Vernacoliere" www.vernacoliere.com - e-mail
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IL RICORDO
"Eccessivo uso della forza" dice la formuletta verbale usata anche dagli americani per
definire il comportamento dei soldati d'Israele contro la ribellione dei palestinesi.
Diplomazia, come sempre. E ce ne vuole davvero tanta per non parlare invece di atti così
orribilmente odiosi che talvolta - e ci dà l'angoscia - ci ricordano il nazismo: le
rappresaglie di massa contro i civili, per esempio, con distruzione di case e di ospedali e
anche dei pochi alberi nei campi di concentramento - che tali infine sono diventati - in cui
un popolo così ridotto alla disperazione può solo morire di fame e di sete e di odio se non
esce a lavorare per i carcerieri, e non ce li fanno uscire se anche la disperazione porta
qualcuno al terrorismo.
E le immagini di tutti quei ragazzini palestinesi con le fionde in mano, contro un esercito
fra i più forti al mondo, ci riportano anch'esse in qualche modo l'angosciosa memoria dei
ragazzini ebrei rastrellati dai tedeschi nel ghetto di Varsavia.
Sì, è il ricordo del nazismo che ci opprime. Di un genocidio fra i più tremendi della
storia, di cui proprio gli ebrei sono stati vittime a milioni ma il rispetto della cui
memoria non può impedirci di ricordare oggi, fra le altre cose, che l'attuale primo ministro
d'Israele Sharon non è solo il recente provocatore della Spianata delle Moschee ma è stato
anche accusato di crimini di guerra e contro l'umanità per responsabilità "indiretta" nei
massacri di profughi palestinesi a Sabra e Chatila in Libano nel 1982, e contro di lui c'è
per questo anche una petizione internazionale firmata pure da intellettuali ebrei.
Mai più Auschwitz, dunque. Ma nel suo ricordo - e senza voler fare paragoni fuor di luogo -
rammentiamoci anche che l'odio e la discriminazione nazista contro gli ebrei di ieri non può
annebbiare l'oppressione israeliana sui palestinesi d'oggi. Fra i quali anche molti
terroristi fanatici, certo, come fanatici sono molti coloni ebrei.
Ma al di là dei fanatismi più o meno religiosi il problema alla radice è un altro: Israele
vuole sicurezza, anche da parte degli altri stati arabi, e ne ha diritto; i palestinesi
rivogliono una porzione sufficiente della terra da cui gli ebrei li hanno buttati fuori per
fondare il proprio stato, e ne hanno diritto pure loro.
Gli altri, la comunità internazionale, dovrebbero avere il dovere di non pensare più che, se
finora non ci ha fatto niente l'Onu, sia un problema senza soluzione. Le guerre infine son
di tutti, e quella totale che di nuovo si annuncia in Medioriente ci riguarda tutti per un
sacco di ragioni.
Mario Cardinali