RIFONDIAMO I MOVIMENTI NONVIOLENTI

in Qualevita n. 88 1999

SOMMARIO

Editoriale:  Rifondiamo i movimenti nonviolenti

0gni volta che il dialogo lascia il posto alle armi, c'e' da rattristarsi perche' l'umanita' compie un passo all'indietro nella sua storia, perche' tutti i popoli si impoveriscono: dal tesoro dei rapporti umani vengono strappati dei beni preziosi. Il primo e' la vita. Da piu' parti, in queste terribili settimane di guerra nei Balcani, ci veniva ripetuto che potevamo essere tranquilli perche' il numero dei morti era "limitato". E' vero che al cinismo non c'e' mai un limite, ma calpestare il valore della vita, anche di una sola vita, non fa onore alla nostra specie. L'altro bene sbriciolato con la guerra e' la democrazia.
Come e forse piu' delle altre guerre, anche questa non e' stata decisa dal popolo. Ma non e' stata decisa nemmeno dalla NATO, nonostante tutte le rassicurazioni unanimi della nostra maggioranza e opposizione; perfino il Congresso degli Stati Uniti ha lasciato carta bianca al suo presidente, come non era mai avvenuto, nemmeno per la guerra del Golfo. E' stata, ancora una volta, la vittoria del capitalismo organizzato (si parla gia' di migliaia di miliardi di dollari da "investire" nella ricostruzione). Per non parlare del riempimento degli arsenali svuotati sopra i cieli iugoslavi!

E I PACIFISTI?

Questa guerra e' stata anche - bisogna dirlo con tanta tristezza ma con la forza della Verita' - la sconfitta del popolo pacifista che per dieci lunghissimi anni non ha sostenuto in modo compatto le ragioni e le lotte della resistenza nonviolenta messa in atto nel Kossovo per arginare la prepotenza di Milosevic.
Non abbiamo creduto fino in fondo alla forza vincente della nonviolenza. Un po' perche' non ne siamo stati adeguatamente informati: ma da chi pretendiamo queste informazioni, dai giornali di Agnelli o dalle televisioni di Berlusconi? Non ha funzionato la nostra rete di controinformazione e soprattutto non e' scattata la molla della rivolta come per i missili Cruise a Comiso, per gli F16 o per la costruzione delle centrali nucleari.

CHE FARE?

Non ci e' mai piaciuto stare alla finestra per criticare le scelte degli altri, anche se ci rattrista nel profondo constatare il rilassamento e i litigi all'interno del mondo nonviolento. Che fare? Occorre rifondare, ridare vigore pieno alla tensione unitaria verso una conversione sincera e tenace alla resistenza nonviolenta.

Rivalutazione dell'obiezione di coscienza. Occorre riscoprirla come una capacita' di dire no al potere, di resistergli a viso aperto, e non solo quando ci manda la cartolina-precetto ma anche quando ci istiga al consumismo, al conformismo televisivo, al silenzio sulla produzione e vendita delle armi.

Apertura capillare, in ogni angolo d'Italia, di piccole case per la pace nelle quali ci si attrezzi per capire tutti i meccanismi - soprattutto economici - che portano alle guerre e alla degenerazione di qualsiasi conflitto, all'interno delle nostre famiglie, delle nostre comunita' cittadine, regionali e nazionali.
In questi centri di educazione permanente alla nonviolenza non si aspetta lo scoppio di una guerra per aderire a una marcia, a un dibattito, a una protesta; si attivano senza sosta le antenne per captare le urla di ingiustizia spesso soffocate che giungono da ogni parte del mondo. Questo, ancora una volta, ci ha insegnato la guerra, "questa" guerra. Solo cosi' potremo celebrare davvero la pace, gioire perche' finalmente i mostri volanti non vomitano i loro carichi di distruzione sopra un popolo nostro vicino.

I NONVIOLENTI

Dopo "questa" pace ci saranno, purtroppo, altre guerre. E allora? Lasciamo che la storia "faccia il suo corso" mentre noi ci rintaniamo a coltivare il nostro privato? Neanche per sogno! Con Aldo Capitini siamo convinti che "coloro i quali perseverano nella nonviolenza attraverso tutte le sconfitte apparenti e muoiono con la fede nella vittoria finale, sono i veri nonviolenti".
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