in "Avvenimenti" n.228 del 21.09.99 "Avvenimenti - Ultime Notizie, giornale dell'Altritalia"
VIVERE & SOPRAVVIVERE a cura di FABRIZIO GIOVENALE
Essere per la pace sta bene ma non basta
LE DONNE DI RIFONDAZIONE
Dicevo un documento del "Forum delle donne del Prc": "Tesi sulla guerra dei Balcani e proposta per una Costituzione della Pace". Un'analisi ineccepibile per sincerità, consapevolezza storica, intelligenza politica, sensibilità psicologica e sociale, senso etico... Che a me lascia certe perplessità tuttavia per alcune incompletezze nelle conclusioni. Perplessità i cui motivi cercherò di spiegare.
A parte le complicazioni sopravvenute nel ragionare di queste cose dopo la tragedia di Timor Est (il documento fa distinzione giustamente tra azioni di polizia internazionale e azioni di guerra, ma se a una "forza di pace" gli sparano è costretta a sparare lei pure, e ci può andar di mezzo lo stesso gente innocente), a me riesce difficile separare il dilemma guerra-pace dall'idea più generale di rispetto per la vita umana. Sono troppo convinto che le due grandi scommesse poste di fronte alla nostra specie - quella di Cristo dell'amor del prossimo e quella di Socrate della libertà di pensiero - rappresentano ancora i due passaggi-chiave dell'evoluzione umana "per via mentale": dalla ferocia irragionevole dell'infanzia della specie alla consapevolezza dell'età adulta, dalla barbarie alla civiltà... Passaggi sempre a rischio, condizioni che lungo il corso della storia si sono verificate sporadicamente o sono rimaste imbalsamate nelle Dichiarazioni dei Diritti Umani, sempre soggetto comunque ad arretramenti e voltafaccia...
E LA PENA DI MORTE?
Per questo il discorso pace-guerra lo sento legato soprattutto a quello del diritto di uccidere degli Stati. Alla distinzione tra quelli che la pena di morte l'hanno abolita (l'Europa intera, grazieadio) e quelli che la applicano ancora: dagli Usa alla Cina, dai paesi arabi a Cuba. Che per me segna uno stacco netto di civiltà quali che ne siano le motivazioni storiche (le tradizioni religiose islamiche, i diversi stati di necessità cubano e cinese l'uno a difesa da attacchi esterni l'altro per fatti di coesione interna), che trovano comunque giustificazioni infinitamente minori nel caso degli Usa: straricchi, avanzati, più forti di tutti, senza altri fastidi che quelli della promiscuità razziali al loro interno... L'unico caso - ma il più grave - di regressione barbarica dell'Occidente.
Sono anche convinto che non è possibile a questo mondo essere a favore di qualche cosa senza essere contro qualcuno. E che perciò star dalla parte della pace dovrebbe significare automaticamente opporsi a chi seguita ad applicare la pena di morte. A chi non ha ancora fatto il salto di civiltà del "non uccidere", o peggio l'aveva fatto ed è tornato indietro, va regredendo nella barbarie sanguinaria (la sedia elettrica usata per portar voti ai candidati alla Presidenza) e nell'incultura (Darwin cancellato dalle scuole del Kansas), e perdipiù si atteggia - quando gli conviene - a gendarme del mondo.
E L'ECONOMIA GLOBALE?
Non basta. se è vero che tra gli scopi delle bombe su Belgrado c'era l'apertura della strada verso le fertili pianure centro-asiatiche alle multinazionali transgeniche, se è vero che della terra-bruciata fatta a suo tempo da Suharto in Indonesia con lo sterminio dei comunisti approfittarono le multinazionali statunitensi per impiantarsi su quei territori, ne viene di conseguenza che stare dalla parte della pace significa anche necessariamente star contro il sistema di forze economiche che, protetto dalle armi statunitensi, spadroneggia nel mondo e ne sfrutta spietatamente la parte più debole e disarmata. Contro l'Economia Globale.
Leviamoci dalla testa l'Idea di poter essere veramente "a favore" della pace nel mondo senza essere "contro" questo gigantesco apparato di forze.
ESSERE CONTRO COME?
Già. Ma al di là delle parole che cosa può significare, per noi benintenzionati inermi, l'"essere contro"?
A parte l'eterna contraddizione insita nei conflitti tra i buoni e i cattivi (come combattere il male se non facendo il male? Come contrastare gli uccisori se non uccidendo?) resta la situazione d'inferiorità concreta nel debole contro il forte, e quella di chi comunque si fa scrupoli contro chi non se ne fa. Il che significa...
Significa due cose. La prima è la mobilitazione delle coscienze. Il tentativo di persuadere gli altri delle nostre buone ragioni, di far pesare sugli avidi, gli spietati e i prepotenti la riprovazione dell'opinione pubblica. Il secondo significato sta per me nella necessità di ragionare a fondo sui modi in cui noi deboli potremmo - pacificamente, senza esporci troppo - indebolire i forti. Rifiutandoci di collaborare, inventandoci alternative di vita, facendo a meno di quel che da quella parte ci viene offerto...
Dire "siamo per la pace" sta bene ma non basta. Non può bastare. È solo un primo passo.
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