DOMANDE E RISPOSTE sulla NONVIOLENZA


Si tratta di domande che possono rappresentare un primo approccio alla nonviolenza; non hanno la pretesa di essere esaustive, ma di invogliare, semmai, una conoscenza più approfondita della teoria e della pratica della nonviolenza (Il termine nonviolenza e relativi aggettivi o simili vengono abbreviatia volte in NV).

5 D Cos'è il conflitto ?
5 R Definiamo conflitto la percezione dell'incompatibilità fra 2 (o più) attori nei fini, nel sentimento ...
Secondo la definizione di Glasl che parte da un approccio orientato all'azione, "il conflitto sociale è un interazione tra attori ( individui, gruppi, organizzazioni ecc.), in cui almeno un attore percepisce un'incompatibilità con uno o più altri attori nella dimensione del pensiero e delle percezioni, nella dimensione emozionale e/o nella dimensione della volontà in una maniera tale che la realizzazione [dei propri pensieri, emozioni, volontà] venga ostacolata da un altro attore".




10 D . Si può usare la parole lotta per definire lo sforzo di risolvere (superare) il conflitto in maniera NV?
10 R Si, ovviamene la lotta non sarà tesa a distruggere l'avversario , ma a togliere di mezzo le contraddizioni, le divergenze che impediscono la cooperazione. Convincere più che vincere.
Ovviamente la lotta può comportare certe forme di costrizione nei confronti dell'avversario (e questo credo sia ammissibile anche nell'approccio Gandhiano), e d'altro canto ciò conferma che, pur essendoci in occidente una tradizione culturale che da Machiavelli in poi associa la forza esclusivamente al concetto di violenza,dell'uso di armi, l'azione nonviolenta è espressione di una forza.

15 D come i NV definisco la violenza?
15 R Violenza o violenza diretta- è l'atto volontario che infligge in maniera coatta sofferenza o morte ad un essere sciente (Pontara)].
Le sofferenze possono essere fisiche, psicologiche o morali. [Per sofferenze morali intendo il divieto di esercitare dei diritti fondamentali dell'uomo, tra i quali elenchiamo anche i diritti economici per completezza ad esempio l'accesso al credito.]

17 D Cos'è la violenza strutturale?
17 R E' la violenza perpetrata dal sistema socio economico, dove non è individuabile un solo attore agente della violenza stessa.
Quindi è violenza strutturale ogni situazione dove la possibilità concreta di realizzazione (fisica, intellettuale) degli esseri umani (solo?) è inferiore al suo potenziale
(es. distribuzione ineguale di farmaci e il suo effetto sul un numero di anni vissuti dagli individui)

18 D La distruzione di oggetti è un comportamento violento?
18 R Se questa distruzione induce sofferenza alle persone, si tratta di un comportamento violento . Di per sé il distruggere qualche cosa ( un sasso, una molletta...) è un atto neutro.


20 D Differenza fra pacifisti e nonviolenti?
20 R I primi (pacifisti) considerano la violenza (o la guerra ) un male assoluto [ riferimento ideale è Lev Tolstoj], mentre i secondi credono nella possibilità di minimizzare la violenza di un conflitto (fino , nella quasi totalità dei casi, a ridurla a nulla o a solo violenza psicologica ).
Direi poi che il pacifista in molti casi, non sempre, ha un approccio politico di critica alla guerra e pertanto alcuni conflitti armati sono per lui totalmente inaccettabili; mentre per altri conflitti la sua posizione è più comprensiva. Inoltre egli non è molto attento alle diverse forme di violenza (micro, strutturale, ecc).


25 D Perché Aldo Capitini si definiva amico della NV e non semplicemente nonviolento?
25 R Per non indurre fraintendimenti del suo comportamento, infatti se lo avessero visto urlare o protestare qualcuno (in maniera faziosa o ingenuamente ) avrebbe potuto obiettare che si stava contraddicendo: cosa questa non vera, visto appunto la definizione di nonviolenza data poc'anzi.


30 D Si può essere aggressivi e nonviolenti?
30 R L'aggressività è una predisposizione al conflitto (in un testo avevo trovato una definizione più precisa: "l'aggressività una costruzione motivazionale tale per cui…" ma a dire il vero non l'ho capita bene nemmeno io e non mi pare il caso di riportarla).
L'aggressività porta con sé molto spesso una richiesta di auto-affermazione: "sono disposto a portare aventi le mie idee anche scontrandomi con te se questo è necessario".
Ne segue che anche l'aggressività è parte della personalità NV (a patto di risolvere in maniera NV il conflitto che può seguire ).
La violenza è una degenerazione dell'aggressività.

40 D Quante versioni della NV esistono?
40 R Principalmente sono due: pragmatica di Gene Sharp (USA) e Satyagraha di Ghandi (India).
Le differenzia principalmente il ruolo che gioca la "conversione"di sé stessi e dell'avversario.
Per Gandhi si tratta di un "convincere più che vincere" e questo attraverso un metodo ( satyagraha) che significa forza-verità, in cui il processo di miglioramento personale è necessario, o forse prevalente, rispetto all'azione sull'altro.

41 D Meglio dire "non violenti" o "nonviolenti" ?
41 R la generica "non violenza", ossia, innegativo (e tatticamente), la semplice astensione dal compiere atti violenti, ma la specifica "nonviolenza", ossia, in positivo (e strategicamente), l'insieme dei principi e delle caratteristiche originali che definiscono storicamente il metodo nonviolento, a partire dalle campagne gandhiane .
Per questo motivo ci pare importante delineare una prima definizione di strategia nonviolenta riassumendo almeno alcuni dei principi necessari, e sufficienti, affinchè si possa parlare con proprietà di strategie a carattere nonviolento.

42 D Quali sono i requisiti minimi perdefinire un'azione NV?
42 R Due riflessioni generali devono accompagnare, in premessa, la definizione
delle condizioni essenziali di una strategia nonviolenta.
La prima riguarda la considerazione dell'avversario.
A fondamento "ideologico" della lotta nonviolenta sta la consapevolezza che
qualunque avversario non è mai un nemico.
( Cio' significa non solo che non devono essere posti in atto i meccanismi tipici del conflitto violento che prevedono la de-umanizzazione dell'avversario con l'attribuzione ad esso di un'escalation di misfatti (esempio limite ma tipico è quello della propaganda bellica), ma in positivo significa che tra noi e l'avversario esiste una dimensione comune - l'umanità (e probabilmente anche alcuni interessi oggettivi comuni, anche se spesso meno evidenti) - alla quale si deve fare un appello non formale, gettando continui ponti di comunicazione e dialogo tra le parti.)
A corollario di questo principio si trova la concezione della relatività della verità, ossia il suo non essere mai tutta in un campo solo delle parti inconflitto, elemento questo del quale sovente ci si dimentica a causa della difficoltà di condurre una lotta mettendosi contemporaneamente, e realmente, dal punto di vista dell'avversario.
La seconda riflessione è relativa al rapporto tra i mezzi ed il fine. La teoria e la prassi nonviolenta, incarna l'etica nella politica e mantiene perciò la consapevolezza che il fine da realizzare deriva e dipende direttamente dai mezzi usati per raggiungerlo. Solo attraverso l'uso di mezzi giusti e umani si può realizzare un fine giusto e umano, solo le tecniche nonviolente possono condurre ad obiettivi nonviolenti.
* Sei condizioni essenziali (Gli elementi minimi, ma essenziali, per una caratterizzazione nonviolenta delle strategie di lotta)
  1. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta non usa e non minaccia l'uso di violenza nei confronti degli avversari.
  2. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta si attiene in ogni fase di essa alla verità.
  3. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta è disposto a sobbarcarsi i sacrifici e le sofferenze necessarie a far avanzare la propria causa.
  4. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta è coinvolto nell'attuazione di un programma costruttivo volto a realizzare qui ed ora gli obbiettivi per i quali si batte.
  5. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta è disposto a compromesso sugli obbiettivi che non considera essenziali.
  6. la persona o il gruppo che pratica la lotta nonviolenta non ricorre subito alle forme più radicali di lotta.


45 D Perché vale la pena di essere NV?
45 R Il conflitto nato dalla volontà di ottenere scenari possibili fra loro incompatibili è caratteristica essenziale sia della vita politica, di una società che si possa dire democratica, così come di ogni gruppo di individui (famiglia, staff di lavoro...).
La NV permette di incidere socialmente, sia a livello micro che macro, garantendo una maggiore predisposizione della collettività a cambiamenti non distruttivi, a prescindere dal raggiungimento del proprio obiettivo.
Con la nonviolenza non si impongono le proprie idee (che possono risultare poi non condivise dagli stessi attori che le propongono, vedi il terrorismo), non si entra nella spirale di esclusione del conflitto che ti impone, come ultima scelta, la logica dell' uccidi o fatti uccidere.
Insomma, tutta la vita è un dibattere e lottare per affermarsi: vale la pena farlo nel modo migliore possibile.



46 D Che ne è del "diritto alla forza per ristabilire la forza del diritto"?
46 R Se associamo la nonviolenza a una forma di debolezza ecco che questa affermazione può avere un senso in bocca a chi predica azione violente.
Il metodo nonviolento , se scelto come forma di lotta permanente (strategica) richiede un lavoro su sé stessi non trascurabile (almeno per me è così) tale per cui lo stesso Gandhi dice che preferisce la violenza allacodardia di chi non lotta per paura delle rappresaglie.


47 D I nonviolenti sono un pò masochisti? Perché cercano di soffrire per primi?
47 R Chi sceglie la lotta armata, sferrando il primo attacco, accetta implicitamente le rappresaglie della parte avversaria (e il patimento che queste portano): solitamente chi abbraccia questo tipo di lotta sa di poter morire per questa sua scelta.
Purtroppo nella stragrande maggioranza questa scelta non fa che aumentare la violenza diretta (le ritorsioni sono di carattere sempre maggiore , c'è la netta divisione fra i due gruppi che porta alla deumanizzazione dell'avversario e legittima atrocità come la pulizia etnica) o i conflitti latenti (se non si attua una riconciliazione, bene che vada, queste ritorsioni saranno solo posticipate nel tempo, rimandate ai figli o ai nipoti).
La nonviolenza cerca di spezzare da subito questa catena cercando dimantenere il conflitto su altre basi. Non sempre ci si riesce .

48 D
come si spiega il fatto che i nonviolenti affidano il loro destino nelle mani di persone violente [(e per questo poco propense alla riflessione , con una bassa stima della socialità) invece di difendere loro stessi il destino proprio o dei propri cari con una scelta coraggiosa, in prima persona, di contrasto forte alla violenza?]
48 R Il fatto che ogni persona non sia visto come un avversario ma come l'uomo che, solo in quel determinato momento, incarna l'idea avversa porta a considerare le possibilità di cambiare idea dell'avversario, porta a considerare le verità per cui lotta l'avversario (potenzialmente) pari alle proprie.
Scegliere metodi violenti significa decidere di poter uccidere un uomo come noi, con le nostre contraddizioni.


50 D Chi studia in maniera scientifica la pace?
50 R Su questi temi è vivo l'impegno delle associazioni di volontari (come la nostra), ma pochi in Italia studiano in maniera scientifica i conflitti di gruppo e la loro soluzione .
Da qui nasce la proposta di istituire un istituto internazionale di ricerca lanciata dal MIR.
Comunque nella riforma dei cicli universitari ( vedi il supplementoalla Gazzetta Ufficiale del 15 ottobre 2000 numero 245 ) è prevista un corso di laurea in Pace e Sviluppo.

55 D cosa fa il MIR sede di Padova?
55 R Attività di sostegno ad esperienza di riconciliazione e di risoluzione NV dei conflitti.
In questo senso c'è tutta una parte dedicata alla lotta alla violenza (in questo caso prevalentemente violenza strutturale; per fare qualche esempio il MIR è fra i fondatori della Banca Etica e aderisce alla rete di Lilliput nodo di Padova.).


60 D la NV risolve ogni conflitto ?
60 R La NV non garantisce nulla. E' sempre una questione di rapporti di forza. Però almeno la NV non determina sulle vittime e sugli aggressori il processo di disumanizzazione e di degrado.
Certo non funziona per conflitti con pazzi o fanatici (il che non vuol dire con capi di governo definiti dagli avversari "pazzi" ), o per la microcriminalità (o solo alla lunga ).
E' facile pensare che nei rapporti umani ci possa essere fiducia , perdono, dialogo, ecc.. (che sono caratteristiche della NV); più difficile farlo pensando a dittatori o invasori.
Ma l'ambito innovativo (e per certi modi di pensare sconvolgente) al quale si vuole applicare il metodo NV è invece proprio quello dei conflitti di gruppo (per i conflitti interpersonali penso la psicologia possa indirizzare le persone in maniera egregia e molto più professionale dei nonviolenti).
Ci sono episodi di dittature crollate come burro al sole, esperienza di resistenza nonviolenta all'occupazione nazista, di lotta alla violenza strutturale (discriminazione razziale) ...

"Noi riteniamo che esista negli esseri umani una sufficiente riserva di
coscienza, scienza e intelligenza capace di affrontare e comporre con
equità i grandi conflitti di gruppo, evitando così che questi giungano ad

un grado di esasperazione incontrollata fino allo sbocco sanguinoso della guerra ..."
[Marcia nonviolenta Perugia - Assisi 24 settembre 2000
IN CAMMINO SULLA STRADA DELLA NONVIOLENZA - MAI PIU' ESERCITI E GUERRE ]


65 D Quali sono le armi della NV?
65 R Ci sono una moltissime azioni possibili alcuni entrati a fare parte della nostra tradizione (raccolta firme), altri mutuati dalla società civile (votazioni) altri inventati tempo addietro e ora per nulla strani (boicottaggio).
Mi sento di dire che la creatività è l'arma migliore di cui dispone il partecipante ad un conflitto.


70 D cos'è la Difesa Popolare Nonviolenta?
Metodo di difesa della sovranità popolare nazionale, meglio è la difesa della democrazia e delle sue istituzioni (come ha detto bene Muller).
Si contrappone come proposta alla difesa armata della patria e quindi dovrebbe essere parte integrante del bagaglio di un Obiettore di Coscienza (OdC) al servizio militare.


75 D Cos'è l'Obiezione di Coscienza?
Il distinguere fra legge e giusto.
E' il rifiuto a compiere (o non compiere) un'azione, prevista per legge, a causa degli effetti che questa avrebbe: effetti giudicati dall'obiettore in contrasto con la propria coscienza.
L'obiezione, fintanto che non è riconosciuta, è caratterizzata da una sanzione.
[del proprio comportamento avrebbero
Il distinguere fra legge e giusto.]


80 D Esistono caratteristiche della personalità NV?
80 R Giuliano Pontara ne ha individuate 10 fra le quali mi sembra importante evidenziare: il ripudio della violenza, la capacità di identificare la violenza, la capacità di empatia, il rifiuto dell'autorità ...


90 D In una società che adotta i principi della NV ci dovrebbe essere ancora la polizia armata?
90 R Crediamo di sì, proprio perché l'ambito di azione è differente rispetto ai conflitti di gruppo.
Si tratterà di agire semmai sulla valenza strutturale che ha facilitato (o costretto) la scelta della criminalità per vivere.


100 D Perché molto spesso i non violenti si richiamano ad un intervento (armato o non) dell'ONU?
100 R Pur non essendo un assemblea democratica rappresenta comunque sempre il meglio che abbiamo; ne segue che un intervento di "polizia internazionale" diretto dall'ONU è ciò che più si può avvicinare alla divisione dei belligeranti in maniera imparziale, per poi lasciare spazio ai civili per la ricostruzione delle strutture delle società civile (il peace-building).
In questo senso è interessante rilevare come l'ONU sia intervenuto nel passato per esplicita richiesta delle parti in causa (una delle caratteristiche del peace-keeping), proprio perché il suo intervento era caratterizzato dall'imparzialità .
"L'intervento militare può agire solo sulla violenza militare generata dal conflitto. Suo obiettivo non può che essere quello di far cessare la guerra, ottenendo e mantenendo un cessate il fuoco (...). La fine della guerra non mette fine al conflitto: essa permette solo di risolverlo con mezzi diversi da quelli della guerra. E in quel momento del conflitto solo gli interventi civili possono portare a termine il processo di pace". (Muller)

105 D Il NV può accettare (in casi estremi) la guerra.
105 R No perchè l'uso indiscriminato di violenza (cioè la guerra) non permette di perseguire un obiettivo diverso dalla distruzione dell'altro.
Il NV può accettare l'uso della violenza, ma senza perdere di vista il fine che è la riduzione finale della stessa. No guerra, sì polizia internazionale.

110 D Perché accumulare armamenti è il modo migliore per aumentare la probabilità di essere attaccati?
110 R Per teoria dei giochi il comportamento cooperativo è avvantaggiato se la perdita dovuta ad una defezione dell'avversario è piccole. Segue che se l'avversario possiede un armamento letale è meglio che lo attacchi prima tu!


120 D Esiste un'alternativa all'intervento armato internazionale violento?
120 R Corpi civili di pace in Italia detti Caschi Bianchi .
Ciò che si propone attraverso i Caschi Bianchi è un loro affiancamento con civili esperti nel lavoro di prevenzione e gestione delle crisi violente, nonché di ricostruzione post-bellica.

123 D Insegnare la NV ai popoli sfruttati dei paesi ad economia debole (PVS) significa farli protestare in un modo poco pericoloso per i poteri forti e interni ed esterni alla nazione ?
123 R NO! È fornire loro un'alternativa alla rivolta armata, presa a pretesto per le forze internazionali reazionarie per ristabilire lo status quo.


125 D Esistono guerre etniche?
125 R Sulle cause ultime dei conflitti, ancora oggi, non c'è accordo unanime.
Credo di poter dire che esistono tanti livelli e tante sfumature di motivazioni quanti sono gli uomini coinvolti nel conflitto (tante teste tanti pensieri!).
Per questo trascurare la matrice economica in una guerra (pensiamo all'Africa) ci fa commettere un grosso errore , ma questo non vuol dire che poi i cittadini coinvolti negli scontri non nutrano un "sincero" (nel senso di opportunamente costruito da propaganda della lobby politico-economica e appieno interiorizzato) odio etnico per gli avversari.
C'è da dire, però, che spesso é la violenza a causare il senso di insicurezza che porta i cittadini alla ricerca di sicurezza e di un colpevole (che viene trovato nel diverso-straniero ) predisponendo così ad una guerra etnica ; e non il contrario.


130 D In Kosovo c'è stata una rivoluzione NV?
130 R Rugova ha cercato di fare questo ma non c'è riuscito , i Kossovari hanno resistito alla tentazione di guerra civile dal '92 al '95.
Poi le tensioni interne e soprattutto quelle introdotte ad hoc dall'esterno (armamenti forniti all'UCK dagli USA) hanno portato alla escalazione del conflitto fino alla guerra civile.
Il fatto che la comunità internazionale non abbia legittimato la scelta autonomista di Rugova (a fronte della scelta secessionista dell'UCK ), ma anzi abbi remato contro credo possa essere imputata a causa principale di questo nuovo e doloroso conflitto armato.



140 D In Chiapas c'è una rivoluzione NV?
140 R Non conosco bene l'argomento, ma penso che lo spirito dei ribelli indigeni sia NV ("non cercare di avere il potere ma chiedere legittimamente di condividerlo ") anche se i giorni iniziali di lotta armata (prima della tregua unilaterale proclamato dall'EZLN) hanno contribuito a legittimare la repressione armata del governo federale.



Le domande e risposte contenute in questi fogli sono da intendersi come espressione di mie convinzioni personali e mi scuso verso quanti possono trovare nel presente lavoro stralci o paragrafi scritti da loro stessi, senza che io li abbia citati. Si è trattato di una scelta: quella di parlare di idee e non di autori. Perché penso che le idee siano di chi le condivide e non di chi le propone. Se, comunque, per maggiore completezza, o per avere un rimando a qualche testo per consultazione, vi sembra utile la citazione della fonte,sarà mia cura inserirla.
Ancora, preciso che le domande non intendono esprimere la posizione del MIR Padova (che comunque ringrazio per il prezioso aiuto in fase di elaborazione e stesura delle stesse) sui temi in questione.
Andrea Alessandrini


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Movimento Internazionale per la Riconciliazione
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