mini-Dossiers :
Camp Darby, vicino a Pisa la grande base dell'esercito Usa

indice:
  1. Camp Darby ci ha fatto correre un bel rischio - Il Corriere della Sera - 14 gennaio 2003
  2. la base americana di camp darby a Livorno - Umanità Nova gennaio 2002
  3. Italians alarmed at discovery of huge US munitions base - Times - January 14, 2003
  4. Il "Cinquantenario" di Camp Darby - in LIVORNOnonstop - 19 maggio 2001
  5. Camp Darby - Pisa, Italy - 43°38'N 10°19'E   ( http://www.globalsecurity.org/ )
  6. Camp Darby: la Toscana rischia di finire in prima linea   ToscanaOggi - Dal n. 3 del 19 gennaio 2003
  7. Manlio Dinucci: le basi militari italiane decisive per la guerra all'iraq   dal quotidiano "Il manifesto" del 30 gennaio 2003
  8. Pacifisti bloccano un treno diretto a Camp Derby e lo costringono a tornare indietro l'unità-online 21.02.2003
  9. Camp Darby, quella «polveriera» nata con la guerra fredda   di Giorgio Sgherri   l'unità-online 22.02.2003
  10. Camp Darby, dietro le quinte della protesta   di Andrea Bernardini   da ToscanaOggi n. 10 del 9 marzo 2003

N.d.A. Da notare che si tratta di base USA e non NATO.
Altra base dell'esercito (Army) statunitense è Camp Ederle a Vicenza. A queste occorre aggiungere le basi dell'Aviazione e della Marina Usa, e quelle della Nato.


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Premessa: "Per avere un'idea del ruolo di questa cittadella basta esaminare due dati: da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate durante la Tempesta nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe scagliate sulla Serbia nel 1999". Ma soprattutto "Con cautela estrema tra giugno e luglio" di quest'anno "vengono sgomberati dodici bunker, contenenti 100 mila ordigni con 23 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. L'operazione viene descritta come delicatissima dagli stessi esecutori". Era stato avvertito qualcuno ? I sindaci dell'area sapevano ? Come il Corriere sottolinea basta un ordigno della seconda guerra mondiale per sgomberare per precauzione una città
da: Il Corriere della Sera - 14 gennaio 2003

Camp Darby ci ha fatto correre un bel rischio

Camp Darby, il più grande arsenale Usa all'estero
Due anni fa la base americana sgombrò dai bunker pericolanti 100 mila ordigni. Roma non fu avvisata
Nel 1947 il Tombolo era «Il paradiso nero»: la pineta maledetta delle signorine che facevano la vita, dei contrabbandieri che si arricchivano con la fame, dei disertori stufi di guerre. Il film, scritto da Indro Montanelli e interpretato da Aldo Fabrizi, mostrava questo angolo di costa tra Livorno e Pisa come una terra selvaggia, popolata di gangster e sbandati, dove tutti potevano perdere l'anima o la vita. Poi, quattro anni dopo, un accordo siglato tra Roma e Washington ha fatto scomparire dall'Italia quei mille ettari di litorale tirrenico e li ha trasformati in un segreto americano: Camp Darby. Da allora nessuno è mai venuto a sapere cosa contenesse esattamente quella base: l'unica certezza era la sua importanza, ribadita dal Pentagono ogni volta che si avvicinava un conflitto. E solo ora grazie alle ricerche svolte da una fondazione della Virginia è possibile penetrare nel mistero della pineta più blindata d'Europa. A Camp Darby infatti è custodito il più grande arsenale americano all'estero. Qualche numero? Ventimila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi e bombe d' aereo con 8.100 tonnellate di alto esplosivo ospitate in 125 bunker. E, ancora, gli equipaggiamenti completi per armare una brigata meccanizzata: 2.600 tra tank, blindati, jeep e camion. Nella lista ci sono tutti i migliori sistemi dell'esercito statunitense, inclusi 35 carri armati M1 Abrams e 70 veicoli da combattimento Bradley. Ma l'inventario prosegue con un elenco impressionante, sintetizzato da una cifra: ci sono materiali bellici del valore di due miliardi di dollari (l'equivalente in euro), missili e ordigni esclusi.
IL RUOLO DELLA BASE
Per avere un'idea del ruolo di questa cittadella basta esaminare due dati: da Camp Darby provenivano quasi tutte le munizioni usate durante la Tempesta nel Deserto nel 1991 e il 60 per cento delle bombe scagliate sulla Serbia nel 1999. Grazie al canale navigabile che arriva all' interno della base - la struttura toscana è l'unica nel mondo che dispone di un simile collegamento - carichi giganteschi di armi vanno e vengono senza che nessuno possa spiarli. Per la prima guerra con l'Iraq c'è stato un traffico complessivo pari a 4 mila tonnellate di bombe e granate; per la campagna del Kosovo ne sono bastate 16 mila. Nei giorni del Natale 1998, alla vigilia del conflitto balcanico, sui moli tirrenici sono sbarcate 3.278 cluster bomb : i congegni a frammentazione, micidiali e delicati anche nei traslochi. La capacità complessiva dei magazzini nel 1999 è stata certificata per contenere 32.000 tonnellate di ordigni. Una santabarbara impressionante, gestita da un reparto - il 31° Squadrone munizioni - che ha un simbolo abbastanza infelice: il profilo della penisola italiana disegnato su una vecchia bomba con la miccia accesa.
I «PIRATI SPAZIALI»
La storia di Camp Darby è stata ricostruita con un' attività certosina dai ricercatori di GlobalSecurity.org , una fondazione americana che crede «in un approccio innovativo alle sfide della sicurezza nel nuovo millennio» e vuole ridurre «l'incidenza mondiale di conflitti sanguinosi». Sono celebri come «pirati spaziali»: acquistano e mettono sulla rete foto delle installazioni più segrete di tutto il pianeta scattate dai satelliti commerciali. Il direttore, John Pike, è un personaggio molto noto nella intelligence community . La loro attendibilità è giudicata altissima: finora non sono mai stati smentiti. «Abbiamo ricavato le informazioni sulla base toscana - spiega François Boo, ex ufficiale del Centro alti studi delle Forze armate francesi che ora in California guida lo staff dei ricercatori - esclusivamente dalle "fonti aperte", documenti che erano di libero accesso fino all'11 settembre 2001». Alcuni dei dossier da loro consultati sono stati secretati dopo l'attentato alle Torri Gemelle: la pubblicazione su Internet è stata vietata con una decisione che ha fatto gridare alla censura. Altri fascicoli restano disponibili. Boo ne elenca alcuni: foto dei bunker tratte da un dépliant che pubblicizza ai marines le vacanze premio «sulla riviera italiana»; «record di produttività» nello stoccaggio dei razzi sui bollettini degli encomi. O il caso forse più incredibile per il pubblico italiano, narrato dalla rivista tecnica del genio militare.
L'ALLARME DEI BUNKER
E' una storia di due anni fa. A Camp Darby ci sono enormi depositi sotterranei refrigerati, per proteggere dal calore gli apparati più sofisticati destinati ai caccia e ai bombardieri. Furono costruiti negli anni Settanta ma hanno cominciato presto a mostrare problemi strutturali. Dieci anni dopo i tecnici della base li hanno rinforzati con lastre d'acciaio: un intervento che forse ha peggiorato la situazione. Le crepe si sono allargate, inesorabilmente. Nel maggio 2000 pezzi di cemento cominciano a cadere dal soffitto sulle armi e i genieri fanno scattare l' allarme. Con cautela estrema tra giugno e luglio vengono sgomberati dodici bunker, contenenti 100 mila ordigni con 23 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. L'operazione viene descritta come delicatissima dagli stessi esecutori, che l'hanno realizzata utilizzando robot telecomandati: nella loro rivista la chiamano «un piccolo miracolo». Nessun pericolo, quindi. Ma anche nessuna informazione alle nostre autorità: in genere in Italia si fanno evacuare aree gigantesche solo per disinnescare un residuato bellico con una carica di pochi chili. Che precauzioni sarebbero state adottate per muovere migliaia di ordigni a ridosso delle spiagge più affollate? Il mezzo milione di pallet allineati nei viali della base non sono serviti solo per spedizioni di morte. Dagli 11 mila stock di provviste e vestiario spesso si è attinto anche per operazioni umanitarie in Kurdistan, nei Balcani, in Africa. Dai piazzali con cinquecento tra ruspe, bulldozer e trattori in diverse occasioni sono partiti veicoli preziosi per soccorrere le vittime di catastrofi naturali, come il terremoto in Turchia del 1999.
IL CANALE NAVIGABILE
Ma la funzione principale resta quella di santabarbara: l'unica fuori dai confini nazionali dove mezzi e munizioni vengono custoditi insieme. In pratica, un'intera brigata corazzata americana può volare fino al Kuwait senza portarsi dietro nemmeno un calzino di ricambio: tutto il necessario - dai cannoni alla biancheria, dal cibo ai lubrificanti, dai tank alle razioni, dai camion alle gavette - viene trasbordato sulle navi dal molo di Camp Darby, riducendo di un terzo il tempo necessario al trasferimento dagli Usa. Quanto ad armamenti per aerei, invece, le dotazioni sono sterminate: tutta la riserva pensata a suo tempo per sostenere la guerra con l'Urss sul fronte europeo. «E' una posizione ideale - dichiara il responsabile dei magazzini in una rivista dell'Us Army -. Siamo vicini al porto, allo scalo di Pisa, all'autostrada e abbiamo una linea ferroviaria che arriva dentro la base». Insomma, è il caposaldo principe che viene potenziato in questi mesi con l'ampliamento del canale navigabile, il Tombolo, appunto: la Nato ha varato un programma per allargarlo e cementificarne i fondali, in modo da raddoppiare la capacità di carico. Entro il 2010 non lo percorrerà più un mercantile alla volta, ma due contemporaneamente accelerando i tempi di mobilitazione dell'armata. Perché senza Camp Darby gli americani non possono entrare in guerra. A sorvegliarla ci sono pochi soldati statunitensi: 350 militari professionisti, 700 della Guardia nazionale. Manutenzione, pulizia e manovalanza invece sono appaltate ad aziende italiane, con 580 dipendenti, per i quali però esistono zone off limits . Ma le presenze americane si moltiplicano in estate: 50 mila solo nel 2000. Perché - come recitano le brossure del Pentagono - «la spiaggia privata di Camp Darby offre sole, mare, giochi e relax riservato al personale autorizzato». Il tutto accanto ai bunker più esplosivi d'Europa.
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a proposito di Camp Darby vi mando un articolo apparso nel gennaio scorso su UMANITA' NOVA, settimanale anarchico. Se qualcuno volesse conoscere meglio questo giornale, che pubblica cosine anche interessanti e fuori dal coro, lo può trovare presso la sede della FAL, via degli asili 33, aperta tutti i giorni dalle 14 alle 19 e nelle edicole di piazza Cavour, angolo via dei Fulgidi, e piaza Grande, di fronte a Galleni. Alla prossima. Maurizio

LA BASE AMERICANA DI CAMP DARBY A LIVORNO TERRORISMO INTERNAZIONALE ARMI NUCLEARI, FASCISTI, ADDESTRAMENTO ASSASSINI

La base militare di Camp Darby, cosi denominata in ricordo di un generale americano caduto durante la prima guerra mondiale, nasce nel 1951 a seguito di un accordo segreto fra governo americano e Pentagono da una parte e il ministero degli esteri italiano dall'altra. Quando viene divulgata la notizia che nella malfamata pineta di Tombolo, fino ad allora nota per la presenza di disertori americani, prostitute e traffici illeciti di ogni tipo, le autorità italiane sottolineano la "temporaneità" della concessione. In realtà l'accordo prevedeva una durata di 40 anni, poi divenuti 45 e, dopo il 1996, protratto di non si sa quanto. L'accordo continua infatti a rimanere rigorosamente segreto. La base, che è a tutti gli effetti una base americana anche se ospita un comando NATO, occupa circa 2mila ettari, oggi parte integrante del Parco di Migliarino-S. Rossore, in provincia di Pisa anche se si trova a poche centinaia di metri dall'abitato di Stagno, cioè dall'estrema periferia di Livorno. Infatti nei documenti ufficiali americani viene solitamente definita come la "base di Livorno".

La base viene gestita dall'U.S. Army che la utilizza come uno dei suoi principali depositi in Europa. Nel 1951 i militari americani impiegati sono circa 8mila militari, numero che varierà negli anni a seconda delle esigenze strategiche del momento, che utilizzano alcune migliaia di civili italiani, americani ma anche ex-prigionieri tedeschi. La consistenza dei lavoranti civili italiani è molto diminuita negli ultimi trent'anni, come diminuita è la presenza dei civili americani. Prima di essere assunti i civili italiani devono prestare solenne giuramento di non favorire "alcun partito politico che comporta la sovversione degli Stati Uniti d'America o che sostiene il diritto di sciopero contro il governo italiano o contro il governo USA". La base diviene ben presto la principale struttura logistica dell'U.S. Army nel mediterraneo (le altre grandi basi americane sono della Marina o dell'Aviazione). Vi vengono stoccate armi convenzionali di tutti i tipi, dai carri armati ai cannoni e ai corrazzati che per anni hanno fatto bella mostra di se nei piazzali antistanti la statale Aurelia, fino agli anni '70 la principale arteria di scorrimento litoraneo. Così ogni giorno migliaia di persone potevano constatare l'inquietante presenza del potente alleato americano! Accanto alle armi convenzionali ci sono armi chimiche e al napalm e, anche se gli americani non lo hanno mai ammesso, armi nucleari che come tutti sanno sono ospitate nei suoi bunker lunghi circa 150 metri e larghi dai 15 ai 20 metri, bunker superprotetti e nascosti dalla folta vegetazione, Grazie alla sua posizione al centro del Mediterraneo la base ha svolto una funzione fondamentale nelle operazioni belliche dell'imperialismo americano in Medio Oriente, specie negli anni '80 e '90. A Camp Darby si rifornirono le portaerei che colpirono la Libia nei raid contro Gheddafi, da Camp Darby partirono le munizioni che bombardarono Beirut, da Camp Darby partirono buona parte delle munizioni impiegate nella guerra contro l'Iraq ma da Camp Darby partirono anche grandi quantitativi di armi destinate ai gruppi paramilitari centroamericani impegnati a spegnere nel sangue le lotte popolari. Nel 1988 si scoprì che dal porto di Livorno erano partite diverse centinaia di tonnellate di armi dirette ai fascisti honduregni e nicaraguensi. Ma nel 1986 si scoprì anche che la base di Livorno era stata al centro di un traffico segreto di armi verso l'Iran, ne seguì uno scandalo clamoroso perché fu dimostrato il coinvolgimento della CIA con la connivenza dei servizi segreti e del governo italiano. Naturalmente nel giro di pochi mesi lo scandalo fu insabbiato.

Non casualmente la base di Camp Darby è circondata da altre strutture militari di primaria importanza. A poche centinaia di metri, nei pressi dell'abitato di S. Piero a Grado, sorge il Centro di ricerca interforze (ex CAMEN ed ex CRESAM) che negli anni 60 ospitava un mini reattore nucleare che la Marina militare italiana utilizzava nei suoi studi per realizzare la bomba atomica nazionale. Il Centro fu diretto per anni da un ammiraglio e da alti ufficiali aderenti alla P2, la loggia massonica golpista creata da Licio Gelli. A pochi chilometri da Camp Darby sorge poi il Centro radar di Coltano, importante terminale del sistema di telecomunicazioni del Pentagono in Europa e nel Medio Oriente.

La base di Livorno ha avuto anche un ruolo centrale nella strategia di destabilizzazione che ha insanguinato l'Italia negli anni '70 e '80. Fin dal 1974 erano filtrate voci sull'uso della base per l'addestramento di neofascisti, voci successivamente confermate dalle indagini dei giudici Casson e Mastelloni. Nel 1990 Casson scoprì che Camp Darby era la principale base strategica della rete di Gladio/Stay Behind, creata dagli americani in funzione "anticomunista". Nel 1997 le indagini della magistratura veneziana sul disastro dell'elicottero ARGO 16, questa volta condotte da Mastelloni, confermarono la presenza nei silos di Camp Darby di missili a testata nucleare ma accertarono anche che nella base americana i neofascisti erano di casa visto che potevano entrare ed uscire grazie ad autorizzazioni e permessi rilasciati dai comandanti del tempo. Insomma Camp Darby non è solo una invadente presenza nel territorio toscano. Camp Darby è la base di supporto e partenza per crimini internazionali che hanno insanguinato e insanguinano mezzo mondo ma è anche il crocevia per le trame dei servizi segreti che hanno insanguinato l'Italia. Ce n'è sarebbe abbastanza per chiudere questa come ogni altra base militare.
dal sito della FAL www.fal.livorno.it

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Italians alarmed at discovery of huge US munitions base

Times - January 14, 2003 From Richard Owen in Pisa
ITALIANS, already nervous about war with Iraq, were stunned to learn yesterday that they are sitting on top of the biggest American ammunition dump outside the United States. Camp Darby, which nestles in a thousand hectares of pinewoods on the Tuscan coast between Pisa and Livorno, is a storehouse for 20,000 tonnes of artillery and aerial munitions, 8,000 tonnes of high explosive and "enough equipment to arm an entire mechanised brigade of tanks and APCs", according to a report. It has emerged that the base was the main source of armaments used during the 1991 Gulf War and is expected to serve the same purpose in any new campaign. It also supplied 60 per cent of the ordnance — including nearly 4,000 cluster bombs — dropped on Serbia by Nato warplanes during the 1999 Kosovo campaign. The report, issued by the Global Security Foundation in the United States and published yesterday in the respected daily Corriere della Sera, will bolster anti-war sentiment in Italy. The Berlusconi Government has offered the United States use of its bases and airspace, but opposition to war with Iraq is strong both on the Left and in the Roman Catholic Church.

A receptionist at the Hotel Mediterraneo, next to the base, said: "We knew that it's a military base, but not that it has such a huge arsenal." "We are all afraid," said a woman wheeling her baby son in a pushchair through the village of Stagno, which borders the camp. "The winds of war are blowing, and we feel very close to it here." The armaments are stored in 125 hangar-style buildings, which line the camp behind a seemingly endless green fence. The camp, set up in 1951, is named after General William Darby, an American special forces officer who died during the Allied liberation of Italy from Nazi occupation in 1945. It is one of several US bases on Italian soil, including the airbases at Aviano in northern Italy and Sigonella in Sicily and the naval base at Naples, headquarters of the US Sixth Fleet and of Nato Southern Command. Corriere della Sera said that Italians would be appalled to learn that two years ago underground bunkers at the base built in the 1970s and used to store munitions in controlled temperatures had begun to develop "structural problems".

US Army engineers had used steel plates to reinforce the bunkers, but this had only made the situation worse. Cracks had widened and chunks of cement had fallen on the stored weapons and bombs. Twelve of the bunkers had been cleared of their contents, with extreme caution, with bomb squads removing 100,000 missiles and bombs and 23 tonnes of high explosive with the help of remote-controlled robots. The report said that it was a small miracle that nothing had gone wrong. US officials emphasised that Camp Darby also had a humanitarian function, storing thousands of beds and tonnes of clothing for aid missions to the Balkans, Kurdish areas and Africa. It houses bulldozers and other heavy equipment for airlifting to areas of natural catastrophe. But the report said that "if necessary an entire US armoured brigade could leave Camp Darby for Kuwait without needing a change of socks — it would be equipped with everything from cannons to underwear."
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Il "Cinquantenario" di Camp Darby

Si conclude in questo mese di maggio la ricorrenza dell'insediamento degli americani tra Livorno e Pisa
Moltissimi livornesi e toscani hanno trovato un sicuro e dignitoso posto di lavoro presso questa tanto boicottata base militare statunitense
di Cesare Favilla
in LIVORNOnonstop - 19 maggio 2001

Chissà in quanti, della mia età, si ricordano di quei giorni livornesi che dettero inizio a quel "cinquantenario" che si concluderà in questo mese di maggio!

C'è senz'altro qualcuno che si ricorda di quel tal Tenente Colonnello americano H.L. Duncan che, tra l'aprile e il maggio del '51, prendeva alloggio all'Hotel Astoria di Via Ricasoli per trattenersi nella nostra città allo scopo di incontrare le autorità cittadine e governative e discutere del prossimo arrivo di un "Comando Americano".

Son sicuro che sono più di dieci coloro che lo ricordano insieme a migliaia di altri livornesi, pisani e lucchesi che, nel corso di questi ultimi cinquant'anni, hanno trovato un sicuro posto di lavoro presso la tanto boicottata base di Campo Darby. Darby e non "Derbi" come tanti giornalisti insistono ancora a dire.

Oltre queste migliaia di lavoratori, vi sono altrettante migliaia di persone che in qualità di appaltatori, proprietari di immobili, ristoranti, alberghi ecc. hanno tratto, ed ancor oggi traggono, cospicui benefici economici dalla presenza di questo "sui generis" datore di lavoro. Sì, Campo Darby è stato ed è un datore di lavoro che, per ragioni strettamente politiche dette lo spunto a dissensi, contrasti, lotte sindacali, dimostrazioni e scioperi.

Come ebbi a scrivere nel mio libro "L'America di Campo Darby", non è di mia competenza indagare sulle ragioni di natura politica o militare che spinsero i nepoti di Uncle Sam a rimanere in Europa dopo la fine del secondo conflitto mondiale. lo ho sempre guardato ai risultati economici, sociali ed umani che furono già immediati ed evidenti cinquantanni fa e che tuttora producono i loro benefici effetti.

L'antefatto politico che permise l'arrivo degli americani nel nostro Paese risaliva al 4 aprile 1949 quando a Washington, presente anche l'Italia, fu firmato il "Trattato del Nord Atlantico" meglio, ancor oggi, conosciuto come "Patto Atlantico". In seguito, la presenza sul territorio della nostra Repubblica di forze militari degli Stati Uniti fu regolata dalla Convenzione che fu stipulata a Londra il 19 giugno 1951 tra gli Stati partecipanti al Trattato del Nord Atlantico. Questa Convenzione fu ratificata e resa esecutiva in Italia con legge n. 1335 del 30 novembre 1955 e pubblicata sulla G.U. N.7 del 10 gennaio 1956.

II 10 luglio1951 gli "ameri'ani" istituirono un "labor office" in Via Rossini, nei pressi di Piazza Cavour, senza che nessuno ne avesse annunciata l'apertura. Nonostante ciò, alle quattro del mattino, già 28 persone si erano messe in fila per presentare domanda d'impiego.

La stessa mattina, alle 8 e 30, oltre 450 persone avevano già ottenuto un numero di fila! E pensare che prima della fine di giugno, centinaia e centinaia di domande d'impiego erano giunte in Prefettura! Al primo di luglio, le domande di impiego avevano superato il numero di 3000!

Allo stesso tempo, i partiti protestatari cominciarono la loro battaglia, tanto che alcune agitatrici cercarono di avvicinarsi alla lunga fila degli aspiranti al lavoro convinte, forse, di dissuaderli a lavorare per lo straniero in nome di retorici principi patriottici, senza, peraltro offrire valide ed immediate alternative di occupazione.

Ciononostante, le assunzioni furono numerosissime. Si calcola che nei primi due o tre anni dall'insediamento del "Comando Ameri'ano" la forza di lavoro impiegata da questo "datore di lavoro" supera, qualche volta, la punta di 3500 unità, facendo affluire nell'arido fiume della finanza e della economia cittadine, l'ammontare di oltre cinque miliardi annui, somma ragguardevole per quei tempi, quando il dollaro si cambiava con circa 600 lire italiane!

Questa nuova fonte di lavoro fu un vero toccasana per Livorno ed i livornesi anche se i muri della città venivano imbrattati con lo slogan"Ami go home".

La campagna antiamericana ebbe così inizio: secondo alcuni,la presenza di una base militare costituiva "un grave atto verso lo scatenamento della terza guerra mondiale...". Si disse "chi vivrà vedrà" ed oggi si può dire "chi ha vissuto ha veduto".

Nell'ambito cittadino e toscano, molte imprese e molti stabilimenti hanno cessato la loro attività. Persino quel "Baffone" del quale tutti invocavano l'arrivo con un roboante"ha da veni", ha fatto fallimento!

Sono trascorsi cinquanta anni e "Campo Darby", quel datore di lavoro straniero che doveva portarci alla rovina, è sempre lì e continua ad offrire occupazione a centinaia e centinaia di lavoratori italiani!

E' giusto, quindi, celebrare i suoi cinquanta anni di attiva presenza tra le due provincie di Livorno e Pisa.

E' vero che Campo Darby fu inaugurato il 15 novembre del 1952 ma è altresì storicamente provato che la vita lavorativa di questo complesso ebbe inizio nel 1951 con sede presso l'ex Albergo Corallo prima e al Palazzo Grande fino al 1954.

Con una sua lettera, l'attuale comandante della Base, Ten. Colonnello G. Ihrke, ha già gentilmente e opportunamente espresso la sua intenzione di voler celebrare questo importante cinquantenario durante il corso del corrente anno. Lo ringrazio di questa sua disponibilità e mi unisco alle centinaia di livornesi, pisani e lucchesi che per un così lungo e pacifico periodo di tempo hanno avuto, ed hanno ancora, la fortuna ed il piacere di aver trovato dignitosa occupazione a Campo Darby.


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Camp Darby - Pisa, Italy - 43°38'N 10°19'E

fonte: www.globalsecurity.org

Units 2x2 Brigade Set (APS-2) 14th Transportation Bn MCT-L 31st Munitions Maintenance Squadron 31st RED HORSE Flight Leghorn Army Depot, one mile from post 314th Support Center (Reserves) Coltano, Italy, five miles from post 509th Signal Battalion, SATCOM Stagno, Italy, three miles from post 839th Transportation Bn., MTMC one mile from post Combat Equipment Bn.- South (CEB-S)

Camp Darby is probably best known as a recreation destination. Located in Pisa the installation's beach, campground and guesthouse attract US and NATO soldiers, family members and DA civilians from across Europe.
Camp Darby is home to 26 Army, Air Force and Department of Defense tenant activities. The Army organizations include the Combat Equipment Battalion-Livorno, or CEB-L, which stores and maintains prepositioned equipment and vehicles, and the 839th Transportation Bn., which is assigned to the Military Traffic Management Command and runs all the seaports supporting US military operations throughout the Mediterranean. In 1951, the US and Italy signed an agreement that the US would operate lines of communication across Italy, and that the US would occupy land near Livorno. This land became Camp Darby, named for Brig. Gen. William O. Darby, who was killed in action in northern Italy, April 30, 1945. All US occupation forces in Austria were withdrawn after the Austrian State Treaty was signed in 1955. Under provisions of the agreement with Italy, Camp Darby was the base for the removal of soldiers, equipment and supplies from Austria. USAREUR has programmed for construction or renovation of all required facilities for two strategic deployment hubs—one located at Rhine Ordnance Barracks adjacent to Ramstein Airbase supporting the Central Region and the second in Northern Italy supporting the Southern Region. Additionally, a stationing plan has been developed that ensures each deployable unit is supported by a local railhead, appropriate road network and a regional APOD/APOE.

Camp Darby is also home to the 2,000-acre Ammunition Storage Facility, whose 125 bunkers house strategic ammunition reserves for US Army, Europe, US Air Forces, Europe, and Army Materiel Command. The post's resident Air Force activities include the 31st Munitions Squadron and the 31st Redhorse Flight. The latter unit maintains two complete sets of prepositioned engineering equipment -- about 500 pieces in all -- that the Air Force would use to build airfields and repair damaged runways. The largest of Camp Darby's tenant activities and the only American facility of its type in southern Europe, the CEB-L stores and maintains equipment for what's known as a "two-by-two brigade set" -- two armor and two mechanized-infantry battalions. Huge warehouses contain all the materiel, repair parts and support items the units would need. Rows of M1 tanks, M2 and M3 Bradleys, M88 tank-recovery vehicles, Humvees and trucks dot the installation, basking in the Italian sun.
Camp Darby is the only Army site where prepositioned materiel is co-located with ammunition. The equipment, vehicles and ammunition can thus be moved simultaneously to waiting units. This is the only location in the southern region from which the US military can ship ammunition by sea, for example. Camp Darby has a canal used to move the ammunition to Livorno's harbor, where it's loaded on small ocean-going vessels and taken to a port a couple of hours south of here where ammunition ships can load it. In addition, it is right next to the Pisa airfield, which is C-5 capable, so we move critical combat equipment or ammunition out by air. During the summer of 2000, the 31st Munitions Squadron (MUNS) at Camp Darby relocated more than 100,000 items with a net explosive weight of over 53,000 pounds for 12 days out of eight munitions storage structures (aboveground magazines or igloos) to another storage area. This move came as a result of structural problems with the ceilings of those igloos which contained contained high-explosive missiles, rocket warheads, projectiles and fuzes. The 22-year old facilities' structural problems had been progressing for years. Engineering studies were done in 1981 and again in 1995. In the mid-1980s, a steel mesh was anchored into the ceiling and a coat of shockcrete (a type of concrete) sprayed into the mesh. But by May 2000, the weight of the coating had finally caused large pieces of the shockcrete, mesh and some of the original ceiling to separate in one of the igloos, forcing the 31st MUNS called in the U.S. Army Corps of Engineers to perform an engineering evaluation on all eight igloos. The results raised serious concerns regarding the structural integrity of the facilities. As a result, the 31st MUNS disconnected power to the facilities and prohibited temporarily access to the eight igloos — including the stacked-to-the-ceiling munitions still stored there. The munitions were later removed by the 31st MUNS, working through the HQ USAFE staff, and coordinated with the USAFE Civil Engineer, using the All-purpose Remote Transport System, known as ARTS, to move the munitions out of the igloos and the Mk 3 Remote Ordnance Neutralization System (RONS) robot for additional monitoring capability. Significant improvements will be made to the Tombola Dock facility at the Camp Darby Ammunition Storage Area (Livorno, Italy) by the year 2005. In order to guarantee ability to efficiently outload munitions in support of a future contingency operation, the area of the Navicelli Canal immediately in front of Tombola Dock must be dredged. Ammunition coaster propellers and bow thrusters continue to transport the canal bottom from low spots to high spots, thereby reducing the effective water depth to the point that munitions shipping capacity has been cut in half. Munitions shipments in support of US and NATO operations in the Balkans over the past several years have exacerbated this problem. Furthermore, the dock facility is in a state of disrepair and requires several additional improvements to maximize it's future potential to support contingency operations.

Immediate dredging takes advantage of ongoing dredging of the Navicalli Canal, at a reduced cost of approximately Lire 480,000 ($24,000). A separate dredging contract would cost roughly double that, and delaying dredging will not be prudent in view of the volatile situation in the Balkans. Follow up dredging with installation of a "concrete mattress" (prefab concrete panels) or riprap, layered on the canal floor the length of the Tombola Dock and the width of the canal; cost approximately Lire 300,000,000 ($150,000). This will negate future dredging by providing long term stabilization of the canal floor. The Army is investigating the integrity of existing sheet pile wall, preferably using an electronic method such as side-scan sonar, to determine if there is any separation of sheet pile, or if there are any holes in the piles; repair as required; cost approximately Lire 100.000,000, to 130,000,000 ($50,000 to $65,000) depending on the severity of the problem. By 2010, $1.8 million construction on the remaining upgrades to the Tombola Dock Facility will be completed. Upgrades include: construction of an ammunition inspection facility; increase the length of the dock to support the berthing and load out of 2 coaster ammunition vessels; increase the offset and width of the channel to enable coasters to do a 180 degree turn; pave the dock; add lighting to the pier to support 24 hour operations; construct a dock operations facility; repair 3 road bridges which provide access to the facility; and construct 6 ammunition holding pads. Subject to NATO approval, upgrades will be funded via an amendment to the current NATO force projection capability package. Leghorn Army Depot Activity, formerly known as the General Support Center-Livorno, on the northwest coast of Italy became an IOC asset in 1994. The depot activity's mission is to receive, ship, store and maintain Army War Reserve and operational project stocks. Accountability for the war reserve stocks stored there transferred to IOC in 1993; a year later the installation transferred as well. The IOC is Army Materiel Command's agent for the management of all Army War Reserves worldwide. Although the depot is new to IOC, its service to the Army has a long history. Built in 1951 near Livorno, the depot and its adjacent ammunition storage area supported US forces in Austria. A few years later, Leghorn expanded support to service members in Italy and southern Germany.

As the Army's requirements changed so did Leghorn's mission. Established originally to support only a small region of Europe, the 2,400-acre depot is now a site for enough Army War Reserves to outfit a brigade. These stocks, called AWR-2, include ammunition, "rolling stock," unit basic loads, and life support items packaged in 45 company sets. Unlike POMCUS, which has a designated unit, this equipment is a deployable package ready to be shipped to support US operations anywhere in the world. In October, Leghorn will become part of Combat Equipment Group Europe when the IOC assumes command and control of that organization. Today, Leghorn is responsible for the storage, issue and maintenance of AWR-2 stocks, State Department stocks, Office of US Foreign Disaster assistance stocks, and US Army, Europe, decrement stocks.
Combat Equipment Battalion-South and its 24th Cbt. Equip. Company at Leghorn Army Depot in Livorno maintain a $2 billion inventory of prepositioned equipment and ammunition, including enough gear to outfit a heavy brigade of two armor and two mechanized infantry battalions. The depot stores 2,600 pieces of Army rolling stock plus other equipment and supplies -- more than 11,000 national stock items -- and it provides the largest ammunition storage area within US Army, Europe.

Ten warehouses store supplies which include field rations, packaged petroleum, construction and barrier material, trucks and tanks as well as repair parts for the equipment. Leghorn has played a significant role supporting NATO exercises as well as United States humanitarian missions. The depot shipped supplies to Somalia, Panama, Philippines, Rwanda and Chechnya. This summer Leghorn supported Exercise Mountain Shield. At USAREUR's request, the depot prepared and staged about 400 pieces of "rolling stock" like HEMTTs and HMMWVs as well as trailers and generators. The depot, commanded by a lieutenant colonel, operates with a work force of about 330 employees, which includes military, US civilians and local national civilians. As of mid-May 2001, the tap water distributed to Camp Darby was considered drinkable. The drinking water distributed to Leghorn Army Depot was, however, considered non-drinkable due to presence of volatile organic compounds. To provide a safe supply of water to this community, the Army was providing bottled water for personnel working at the depot. A project was ongoing for piping drinkable water from Camp Darby to the Leghorn Army Depot.
Ensuring a decent quality of life is important for the Area Support Team-Livorno, which performs the same installation-management functions at Camp Darby that its parent unit, the 22nd Area Support Group, does at Caserma Ederle in Vicenza.
Camp Darby's permanent population, counting the units and family members, is more than 2,000 people. There are about 350 military personnel, divided equally between Army and Air Force. And there are about 580 Italian employees split between the Area Support Team staff and the CEB-L. It is also a training base for the Army National Guard. In summer there are about 700 Guard soldiers deployed, usually mechanics or engineers, though the Camp also uses military police units. There is a local training area they can use, they stay in a great cantonment area, and they can visit places like Rome, Pisa and Florence. The post is located between Pisa and Livorno, at the southern end of the Italian Riviera. There is no on-post housing available on Camp Darby. Most service members and their families reside in government leased quarters. DOD civilians and those service members not in government quarters reside on the economy. For the latter group, Overseas Housing Allowance (OHA) is authorized to supplement BAQ and to defray rental and utility costs.

There's no avoiding the fact that, for all its strategic importance, Camp Darby is also a premier vacation destination. It is on the Italian Riviera and has great facilities that also happen to be relatively inexpensive. Camp Darby hosted between 25,000 and 30,000 guests in 1999, and that number was expected to hit about 50,000 in 2000. Access to the post's MWR facilities -- including the PX and commissary -- is open to all US military members or retirees, family members and DOD civilians. Individuals assigned to NATO units and who have NATO ID cards or NATO orders enjoy the same level of access. Members of various NATO-related organizations have limited access -- for example, access to some of the MWR facilities but not the PX or commissary.


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Camp Darby: la Toscana rischia di finire in prima linea

ToscanaOggi - Dal n. 3 del 19 gennaio 2003
di Andrea Bernardini
Duemila abitanti tra personale militare statunitense, familiari, civili italiani e americani: una piccola città sulla costa toscana. Camp Darby, la base militare statunitense collocata tra Pisa e Livorno torna alla ribalta ogni volta che si sente odore di guerra. Il «Corriere della sera», pubblicando alcune informazioni contenute nel sito della fondazione americana GlobalSecurity.org, ha sollevato un vespaio: «Camp Darby, il più grande arsenale Usa all’estero» titolava lunedì scorso il quotidiano milanese. Il parlamentare ulivista e presidente di Legambiente Ermete Realacci ne ha fatto oggetto di una interrogazione parlamentare.

Ma quali attività si svolgono all’interno di Camp Darby? Come vivono questo momento militari e civili della base? E, in caso di attentati, quali pericoli corre la popolazione civile che abita nelle vicinanze?

Lo abbiamo chiesto ad Antonio Bacci, 42 anni, coordinatore nazionale dei sindacalisti Cisl del personale civile delle basi militari statunitensi in Italia.

L’AMBIENTE

«La popolazione di Camp Darby, se si include il personale militare Usa, i familiari, i civili italiani e statunitensi, è di circa duemila persone – commenta Antonio Bacci –. I militari, 350 circa, sono equamente distribuiti tra esercito ed aviazione. I dipendenti civili italiani sono circa 580. Il personale statunitense di solito risiede all’esterno della base in appartamenti appositamente affittati dall’Amministrazione militare. I militari non sposati in alcuni casi vivono all’interno della base, ma, sinceramente, questi sono una minoranza. Come tutte le strutture militari, poi, anche Camp Darby è provvisto di una foresteria dove alloggia il personale in missione. Camp Darby è anche un riferimento costante per le ferie del personale statunitense di stanza in Italia e in Europa. Ha un proprio stabilimento balneare a Tirrenia, negozi, supermercati all’interno della base. Si calcola che ogni anno sia capace di calamitare oltre cinquantamila presenze sul territorio».

LE ATTIVITÀ

«C’è lo stoccaggio e la manutenzione di materiali, mezzi e munizioni. Camp Darby è un “sito” dell’esercito Usa (forse l’unico) dove equipaggiamenti, veicoli e munizioni sono custoditi all’interno della stessa installazione. Tutto l’occorrente viene da qui spedito alle unità che ne hanno bisogno. Non solo: è sicuramente l’unica base della regione Sud da cui è possibile spedire contemporaneamente materiali sia per mare che con aerei (oltre naturalmente a mezzo ferrovia, i binari entrano all’interno della base). Da qui, in circa due ore, attraverso il Canale dei Navicelli, con piccole imbarcazioni, è possibile far giungere un carico dalla Base ad una nave in rada a Livorno. I tempi si accorciano, spedendo dall’aereoporto di Pisa. Ma la base Camp Darby fa anche altro: supporto trasmissioni grazie al centro di Coltano, attività di carattere amministrativo e contabile, commerciale e ricreativo».

I DIPENDENTI

Come vivono in questo momento i dipendenti della base?
«Mi interesso dei diritti dei dipendenti civili. Dopo i fatti dell’11 settembre i dipendenti civili italiani sono preoccupati per eventuali attentati terroristici. Sicuramente, la Base è un obiettivo sensibile. In ogni caso, il lavoro continua come di solito, anche se con qualche preoccupazione in più».
Quali pericoli in caso di attentato?
«In caso di attentato nell’area munizioni? Non ci dovrebbero essere pericoli per gli abitanti delle zone limitrofe. I cosiddetti “bunker” sono costruiti in modo da contenere eventuali deflagrazioni all’interno delle aree prestabilite».
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documentazione. manlio dinucci: le basi militari italiane decisive per la guerra all'iraq

[Dal quotidiano "Il manifesto" del 30 gennaio 2003. Manlio Dinucci e' giornalista e saggista, direttore esecutivo della sezione italiana della IPPNW. Tra le opere di Manlio Dinucci: Tempesta del deserto (con Daniel Bovet), Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi), 1991; Hyperwar, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi), 1991; La strategia dell'impero (con U. Allegretti e D. Gallo), Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi), 1992]

Il governo italiano, tramite una lettera del ministro Martino alla commissione difesa del parlamento, ha autorizzato ieri le forze armate statunitensi, in trasferimento verso l'Iraq, a compiere "scali tecnici" nelle basi in Italia per "motivi legati al rifornimento". Non c'e' dunque da allarmarsi se i caccia e bombardieri degli Stati Uniti si fermano a fare benzina ai nostri distributori, o se le loro navi da guerra fanno scalo nei nostri porti per rifornirsi di acqua e verdura fresca. Si tratta solo di un "uso civile" delle basi, assicura il presidente della commissione difesa, Ramponi (An).
Ben diversa e' la realta': anche se il nostro paese e' geograficamente distante dal Golfo Persico, le basi in Italia gia' svolgono e sempre piu' svolgeranno un ruolo di primaria importanza nella guerra contro l'Iraq.
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Nella base aerea di Aviano (Pordenone) sono permanentemente schierate, dal 1994, la 31st Fighter Wing e la 16th Air Force dell'aeronautica statunitense. Nella guerra contro la Jugoslavia nel 1999, la 31st Fighter Wing, dotata di due squadriglie di F-16, effettuo' in 78 giorni 9.000 missioni di combattimento: un vero e proprio record, che fa capire quale sara' il suo ruolo una volta ri-schierata contro l'Iraq. Partecipera' alla guerra anche la 16th Air Force dotata di caccia F-16 e F-15, che ha il compito, sotto lo U. S. European Command, di pianificare e condurre operazioni di combattimento aereo non solo nell'Europa meridionale, ma anche in Medio Oriente e Nordafrica. Essa opera, con un personale di 11.500 militari e civili, da due basi principali: Aviano, dove si trova il suo quartier generale, e la base turca di Incirlik. Sara' appunto quest'ultima la principale base per l'offensiva aerea contro l'Iraq del nord, ma l'impiego degli aerei della 16th Air Force sara' pianificato e diretto dal quartier generale di Aviano.
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Un altro importante ruolo di Aviano e' quello di essere una delle due basi - l'altra e' Ghedi in provincia di Brescia -, dove sono stoccate armi nucleari per i cacciabombardieri statunitensi. Quasi sicuramente, come gia' avvenne nel 1991, esse saranno schierate contro l'Iraq. Pronta a partire per l'Iraq e' sicuramente anche la Setaf, la forza di reazione rapida il cui quartier generale e' a Vicenza.
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Importante sara' anche il compito di Camp Darby, la base logistica dell'esercito statunitense (tra Pisa e Livorno) dove si trova il 31st Munitions Squadron. Qui, in 125 bunker sotterranei, e' stoccata una riserva strategica per l'esercito e l'aeronautica statunitensi, stimata in oltre un milione e mezzo di munizioni.

Come gia' avvenne nella prima guerra contro l'Iraq, le munizioni verranno (o forse gia' vengono) trasportate al porto di Livorno attraverso il Canale dei Navicelli per essere imbarcate su navi statunitensi dirette verso il Golfo o la Turchia.
La pericolosita' di tali operazioni e' confermata dall'emergenza (rivelata da Global Security) che si verifico' nell'agosto 2000 quando, a causa di gravi problemi strutturali in 8 bunker, fu necessario rimuovere, servendosi anche di robot, circa 100.000 proiettili e testate missilistiche ad alto potenziale. Nessuno avverti' la popolazione dell'area, ancora piu' affollata essendo una localita' balneare, del pericolo che correva, ne' furono prese misure precauzionali.
Pericoli analoghi corrono le popolazioni di tutte le zone, tra cui quella del porto di Taranto, da cui transitano navi e aerei militari, carichi di munizioni.
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Un ruolo importante nella guerra contro l'Iraq sara' svolto anche dalla base di appoggio dei sottomarini nucleari statunitensi, situata a La Maddalena (Sassari): come gia' avvenne nel 1991, questi sottomarini, che operano sotto il comando della Sesta flotta a Napoli, colpiranno l'Iraq lanciando dal Mediterraneo i loro missili da crociera Tomahawk con gittata di oltre 1.100 km.
Avranno sicuramente importanti compiti anche la base aerea di Gioia del Colle (Bari) e quella aeronavale di Sigonella (presso Catania). Ma sara' l'intera rete di installazioni militari in Italia ad essere attivata, e, oltre a queste, anche porti e aeroporti civili che verranno utilizzati per rifornire le forze nel teatro bellico...
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l'unità-online 21.02.2003
Pacifisti bloccano un treno diretto a Camp Derby e lo costringono a tornare indietro
di va.pe.

Sono circa 200 pacifisti. Hanno bloccando i binari della stazione ferroviaria di Monselice, in provincia di Padova. Il motivo è semplice. Un treno merci carico di armi si sta dirigendo verso Camb Derby e lo loro vogliono fermare. Operazione riuscita. Il convoglio dopo essere rimasto fermo per più di un'ora è costretto a tornare indietro. Il convoglio, in serata viene agganciato in coda ad un locomotore e riprende la corsa verso Padova.

È bastato un semplice passa parola per radunare sui binari della stazione di Monselice oltre 200 pacifisti. Per tutta la giornata di venerdì il traffico verso Camp Derby è stato più intenso del solito.

«Questo treno è già passato per Vicenza e Padova - ha raccontato all'Unità on line Vilma Mazza responsabile di Global Tv mentre si trovava sui binari occupati dai pacifisti - ora è a 100 metri da noi. Fermo. Rimarremo qui ad oltranza. Queste armi non passeranno». E infatti non sono passate.

Venerdì mattina la Filt-Cgil aveva denunciato che il trasporto di armi verso Camb Derby si stava intensificando in modo impressionante. Armi trasportate da treni delle Fs che quotidianamente sono utilizzati da civili. Immediatamente la denuncia e l'avvertimento del sindacato: «Che non si utilizzi il nostro personale per azioni di guerra». E loro, i pacifisti guidati da Luca Casarini, appresa la notizia hanno occupato i binari e acceso dei falò per trascorrere la notte.

Inizialmente era stata organizzata una manifestazione solo con presidi alla caserma Ederle di Vicenza dove era previsto l'arrivo di 8 convogli. Poi, dopo la denuncia della Filt Cgil, un veloce passaparola e tutti direttamente sui binari.

«Prima di stasera non ci eravamo ancora resi conto che il nostro paese era in guerra - continua Mazza - Tutto questo è scandaloso. Oggi siamo in 200 e tutto è stato improvvisato. Domani saremo molti di più».
trenit
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l'unità-online 22.02.2003
Camp Darby, quella «polveriera» nata con la guerra fredda di Giorgio Sgherri

PISA. Camp Darby, la più grande base americana d'Italia. Qualcuno l'ha definita una polveriera, ma cosa c'è nella pineta di Tombolo, tra Pisa e Livorno? E' difficile che trapelino notizie esatte, certamente nel campo ci sono i depositi e i magazzini dell'8 Gruppo di apporto Usa che garantisce il sostegno logistico a tutte le forze americane che operano al sud del Po ed ha la «responsabilità» del bacino Mediterraneo e del Nord Africa. Camp Darby, nato nel 1951, durante il periodo della guerra fredda, ha una caratteristica unica: è raggiungibile dal mare attraverso il canale dei Navicelli, una via d'acqua artificiale che collega il porto di Livorno con una darsena alle porte di Pisa, dopo aver attraversato una parte del territorio occupato dalla base. Le navi che trasportano munizioni o altri materiali bellici possono dunque arrivare direttamente dentro Camp Darby senza utilizzare le banchine del porto di Livorno evitando controlli e curiosi.

In vista di un conflitto dei soldati Usa o in caso di guerra, come accade in questi giorni, i soldati cominciano a sorvegliare i bunker dove sono custoditi gli esplosivi dell'ultima generazione, le cosiddette munizioni "intelligenti", i mezzi di morte più sofisticati e micidiali posseduti dagli Usa, come i carri armati M1 Abrams e i veicoli da combattimento Bradley. Secondo le voci che circolano negli ambienti militari in nessuna parte del mondo la bandiera a stelle e strisce sventola su un arsenale così munito e capace di funzionare a pieno regime poche ore dopo il segnale di allarme. Nella base Usa, che si chiama così in onore di William O. Darby, generale delle forze speciali morto in azione in Italia nel 1945, ci sono 125 bunker sotterranei che custodiscono in perfetta efficienza una "santabarbara" composta da 20 mila tonnellate di munizioni per artiglieria, missili, razzi, bombe d'aereo e circa 8 mila tonnellate di esplosivo ad alto potenziale. Poi ci sono i mezzi e gli equipaggiamenti necessari ad armare e rendere operativa una Brigata meccanizzata dotata di 2,600 fra carri armati, veicoli blindati, camion e jeep.

Durante la guerra del Golfo nel 1991 proprio dalla base di Camp Darby arrivavano i rifornimenti per le truppe a stelle a strisce, più di quanto ne sono poi serviti nella Serbia nel 1999 e poi nel Kosovo. Dal Natale '98 alla vigilia del conflitto balcanico sono sbarcate nei bunker di Camp Darby 3278 "cluster bomb", congegni a frantumazione, micidiali e delicati anche nei traslochi. Dopo l'attentato alle due torri di New York di qui è passato gran parte delle munizioni per le operazioni in Afghanistan. Secondo alcune fonti degli stessi Usa all'interno di Camp Darby lavorano 350 militari professionisti e 700 uomini di complemento. I civili italiani addetti alle pulizie e manutenzione sono circa 600, ma nessuno di loro ha accesso alle zone dei depositi sotterranei. Neppure in caso di emergenza, come accadde nella primavera del 2000 quando alcune pareti dei bunker evidenziarono problemi strutturali - si verificarono alcuni crolli - e gli esplosivi e le munizioni furono sgomberati in fretta utilizzando robot telecomandati.
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da ToscanaOggi n. 10 del 9 marzo 2003
Camp Darby, dietro le quinte della protesta di Andrea Bernardini

Il gioco a scacchi tra le basi militari statunitensi di Carlo Ederle (Vicenza) e Camp Darby (Pisa) e i disobbedienti potrebbe essere stato solo... virtuale. I piazzali carichi di ruspe, camion, autobotti, jeep, mezzi leggeri, uniformi e razioni «k» (così si chiamano le razioni alimentari di cui si nutre per un giorno un militare impegnato in guerra) potrebbero essere state precedute, infatti, dall’invio sul fronte - non è dato di sapere dove né attraverso quali passaggi - armi e munizioni. E Camp Darby non avrebbe avuto un ruolo decisivo come in passato nello smistamento di armi da guerra.

Così, le ripetute manifestazioni dei pacifisti sviluppatesi la scorsa settimana intorno ai binari, potrebbero aver avuto solo un effetto simbolico, né le successive proteste verificatesi intorno al Canale dei Navicelli sortire risultati tangibili. Anche perché quel carico - dicono gli addetti ai lavori - difficilmente passerà lungo il Canale, che è utilizzato solo per il trasporto di munizioni, trasportate da battelli a fondo piatto che a Camp Darby attraccano, vengono caricati e da qui partono verso Livorno, dove li attende una nave in rada o a Talamone, in provincia di Grosseto.

Jeep ed altro materiale logistico potrebbero arrivare a Livorno di nuovo attraverso la linea ferrata (i vagoni dei treni tagliano Camp Darby fino all’area Depot) o anche attraverso la strada, dove si potrebbe giocare un’altra kermesse con i pacifisti.

Una volta arrivati a Livorno, la partita si giocherebbe al porto. I portuali si sono detti pronti a incrociare le braccia, ma, di fatto, per la movimentazione delle merci gli statunitensi utilizzano spesso le ditte private che fanno riferimento agli armatori labronici Neri. E comunque sarebbero in grado da soli di far partire una nave verso le zone di guerra.

Intanto Camp Darby, come le altre basi dell’esercito americano presenti in Europa, sarà dotata - entro il 2003 - di un nuovo sistema di accesso. Lo annuncia il periodico militare Outlook, che spiega come i nuovi tesserini conterranno tutta una serie di informazioni - compresa la possibilità di inserirvi le impronte digitali - . Informazioni che saranno inserite in un data base centralizzato cui potranno accedere tutte le installazioni periferiche. Sarà una delle guardie dell’entrata a chiedere il tesserino con il codice a barre, inserirlo in uno scanner che dialogherà con il data base, prima di dare il via libera all’operazione. Il sistema, che ha preso il nome di Iacs (Installation access control system) è già stato provato a Vicenza e dovrebbe migliorare lo stato di sicurezza delle basi.