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PAOLA DAL TOSO
MASCI IL MOVIMENTO ADULTI SCOUT CATTOLICI ITALIANI: UNA STORIA DA RICORDARE
MASCI
NUOVA FIORDALISO
ROMA 1999
ISBN 88-8054-008-4
cm. 14 x 21,5 pagine 125
collana: TRACCE - radici
"Ascoltate sempre chi ha qualcosa da raccontarvi.
E poi, quando sarete cresciuti, non dimeticatevi quanto vi è stato
raccontato ma sentitevi portati a raccontarlo a vostra volta"
Robert Baden-Powell
La storia del movimento adulti scout cattolici italiani ricostruita sulla base di un'attenta lettura della stampa associativa, è quella di una lunga ricerca di identità del Movimento degli adulti usciti dallo scautismo. Paola Dal Toso ci descrive le finalità del MASCI come movimento di educazione permanente e ci aiuta a ripercorrere i non facili rapporti tra il MASCI e il movimento giovanile, ASCI o AGESCI. Il trinomio Adulto Scout-Comunità-Movimento, che in fondo ha caratterizzato il MASCI ffin dall'inizio, oggi, alle soglie del Duemila, si avvia con la possibile rielaborazione del Patto Comunitario ad una sua ridefinizione.
INDICE
PREFAZIONE
INTRODUZIONE
Capitolo 1
Uno scautismo per adulti nel pensiero di Baden-Powelll
Capitolo 2
La nascita del Movimento
Adulti Scout in Italia
Capitolo 3
La dimensione internazionale
Capitolo 4
Lo sviluppo del MASCI negli anni Sessanta: l’azione civica come servizio
Capitolo 5
La scoperta dell’educazione permanente
Capitolo 6
I Seminari di Animazione
Capitolo 7
La stampa associativa: “Strade Aperte”
Capitolo 8
Gli anni Settanta
l’elaborazione del Patto Comunitario
Capitolo 9
L’attività dell’IFOFSAG
Capitolo 10
Gli anni Ottanta:
un metodo scout per adulti
Capitolo 11
Il rapporto con l’Associazione giovanile e l’incremento numerico
Capitolo 12
La partecipazione alle iniziative internazionali
BIBLIOGRAFIA
INTRODUZIONE
La storia del MASCI, che Paola Dal Toso ripercorre soprattutto da un’attenta lettura della stampa del Movimento, è quella di una lunga ricerca di identità del movimento degli adulti usciti dallo scautismo. Non sorprende, questa lunga ricerca, ancor oggi non terminata, giacché essa non è solo italiana, ma mondiale. La formula buona non si è ancora trovata, e che le esperienze internazionali troppo disparate. Alcuni Paesi (tra cui alcuni grandi dello scautismo giovanile gli Stati Uniti, ad esempio) hanno persino rinunciato, quasi programmaticamente, ad uno scautismo adulto, ritenendo che lo scautismo sia non tanto un sistema di vita, ma invece essenzialmente un programma per i ragazzi.
Certamente non era questa l’idea di B.-P., sopratutto dell’ultimo B.-P., che vedeva nello scautismo adulto la possibilità di influenzare positivamente la società del suo tempo nella direzione della pace e della comprensione internazionale.
Nella storia dello scautismo adulto italiano si nota, forse più che in analoghi movimento dei Paesi stranieri, questo sforzo costante di superare la tentazione di una movimento di ex-allievi e di nostalgici (tentazione sempre in agguato dietro l’angolo!) per sfociare su un serio impegno sociale e (negli ultimi tempi) anche politico, basato su una comunità di valori, i valori, appunto dello scautismo. Questa sottile linea rossa della serietà unisce, in fondo, l’umanesimo integrale di Mazza, gli sforzi di Ceschi e di Denti, le sintesi di Mira, lo slancio di Giaculli, il dinamismo di Riccardo Della Rocca e, oggi l’impegno di pensiero e di azione di Claudio Gentili.
Paola Dal Toso ci aiuta anche a ripercorrere i non facili rapporti tra il MASCI e il movimento giovanile (ASCI o AGESCI). Negli anni ‘50 e ‘60 fu il perfezionismo della Partenza rover (unitamente a una certa chiusura del MASCI) a tener lontani dal Movimento degli adulti i giovani che via via lasciavano i clan. Oggi è piuttosto il fattore ambiguo costituito dalla Comunità Capi, organismo di co-gestione educativo del Gruppo scout ed anche di formazione permanente, ma dei capi in quanto tali, e che invece in molte realtà – contro le stesse normative dell’AGESCI - finisce per accogliere i giovani che hanno lasciato i clan ma che, anche per l’allungamento dell’inter-vallo per il reperimento di una posizione stabile, sentono tuttora il bisogno di una comunità formativa. Il MASCI, al di là del saluto rituale portato dal suo Presidente al Consiglio Generale dell’AGESCI non è riuscito (salvo in specifiche realtà locali) ad agganciare l’associazione giovanile in una collaborazione significativa.
Infine, in un breve capitolo finale, Paola Dal Toso ci descrive la finalità del MASCI, le caratteristiche della comunità MASCI, il MASCI come Movimento di educazione permanente. Il trinomio Adulto Scout-Comunità-Movimento, che in fondo ha caratterizzato il MASCI fin dall’inizio, oggi, alle soglie del Duemila, si avvia con la possibile rielaborazione (dopo quelli del 1972 e 1986) del patto Comunitario, ad una sua ridefinizione. È da augurarsi che da ciò emerga sempre più evidente la dimensione di serietà del Movimento e che in tal modo esso possa accrescere la sua presa sui giovani adulti in uscita dal movimento giovanile.
Mario Sica