ALDO CAPITINI / LA VITA (scheda a cura del MIR)
(23/12/1899 - 19/10/1968)
E il padre della nonviolenza in Italia; i suoi scritti sono fondamentali.
Nel 1933 rifiuto' l'iscrizione al Partito Fascista, perdendo cosi' il lavoro
di segretario all'Universita' di Pisa, dove dal '31 aveva divulgato il
pensiero di Gandhi fra gli studenti. Fu poi arrestato nel '42 e '43. Dopo la
Liberazione fondo' i Centro di Orientamento Sociale, assemblee popolari in
cui si discutevano i problemi alla presenza degli amministratori locali. Nel
'61 organizzo' la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi; nel '62 fondo' il
Movimento Nonviolento e piu' tardi la rivista "Azione Nonviolenta".
Tra i libri: "Educazione aperta"; "Il potere di tutti" (La Nuova Italia);
"Le tecniche della nonviolenza" (Feltrinelli); "Antifascismo fra i giovani"
(Celebes).
ALDO CAPITINI: IL PENSIERO NONVIOLENTO
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I seguenti passi di Aldo Capitini sono tratti dal libro "Le tecniche della
nonviolenza" (ed.Feltrinelli), richiedibile ad "Azione Nonviolenta"
(tel.045/80009803, fax 045/80009212) che dispone di quasi tutti i libri
scritti da Capitini.
LA NONVIOLENZA NON E' INERZIA
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"La nonviolenza non e' inerzia, inattivita', lasciar fare; anzi essa e'
attivita', e appunto perche' non aspetta di avere le armi decisive, cerca di
moltiplicare le iniziative e i rapporti con gli altri, e sa bene che si puo'
sempre fare qualche cosa, se non altro trovare degli amici, dare la parola,
l'affetto l'esempio, il sacrificio; e tante volte accade che i
rivoluzionari, gli oppositori che contano solo sulle armi, se non le hanno
stanno inerti, e sono sorpassati dai piu' forti, mentre i nonviolenti,
lavorando instancabilmente, hanno tolto il terreno ai potenti, hanno
preparato il cambiamento. Insomma si puo' dire che i nonviolenti sono come
le bestie piccole, che sono piu' prolifiche, e le loro specie durano piu' di
quelle delle bestie gigantesche." (p.30)
IL CORAGGIO DI GANDHI
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Capitini citava Gandhi: "Non posso predicare la nonviolenza a un vile (...)
La nonviolenza e' il culmine del coraggio (...) La mia fede nella
nonviolenza e' una forza estremamente attiva." (p.17)
CERCARE INSTANCABILMENTE GLI ALTRI
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"Che cosa fare? La risposta e' questa: non isolarsi, non cercare di
affrontare e risolvere i problemi importanti da 'isolati'; da isolati non si
risolvono che problemi di igiene, di salute personale e, se mai, di
benessere ad un livello angusto. Per il problema sommo che e' 'il potere',
cioe' la capacita' di trasformare la societa' e di rwalizzare il permanente
controllo di tutti, bisogna che l'individuo non resti solo, ma cerchi
instancabilmente gli altri, e con gli altri crei modi di informazione, di
controllo, di intervento. Cio' non puo' avvenire che con il metodo
nonviolento, che e' dell'apertura e del dialogo, senza la distruzione degli
avversari, e influendo sulla societa' circostante per la progressiva
sostituzione di strumenti di educazione a strumenti di coercizione.
La sintesi di nonviolenza e di potere di tutti dal basso diventa cosi' un
orientamento costante per le decisioni nel campo politico-sociale. Si
realizza in questo modo quella 'rivoluzione permanente' che se fosse armata
e violenta, non potrebbe essere 'permanente', e sboccherebbe in un duro
potere autoritario, cioe' nella violenza concentrata dell'oppressione (...)
La violenza, anche rivoluzionaria, prepara la strada ai tiranni. Altra cosa
e' la rivoluzione permantente nonviolenta, perche' essa non bagna le strade
e le case di sangue, ma unisce gruppi e moltitudini di persone." (p.39-40)
MARTIN LUTER KING: LA FORZA DEI DEBOLI
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Aldo Capitini si richiamava a Martin Luter King per evidenziare il ruolo che
- nella lotta nonviolenta - puo' svolgere anche "il piu' debole, il
paralitico , lo zoppo" e citava il leader antirazzista che raccontava: "A
Birmingham nelle schiere della lotta nonviolenta si poterono arruolare anche
gli zoppi e gli sciancati. Al Hibler, il cantante cieco, non sarebbe mai
stato accettato nell'esercito degli Stati Uniti e di quello di qualsiasi
altra nazione, ma nelle nostre file egli occupo' un posto di comando.
Nell'esercito della nonviolenza c'e' posto per tutti coloro che vogliono
arruolarsi." (p.25)
MEZZI E FINI
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"Nella grossa questione del rapporto fra il mezzo e il fine, la nonviolenza
porta il suo contributo in quanto indica che il fine dell'amore non puo'
realizzarsi che attraverso l'amore, il fine dell'onesta' con mezzi onesti,
il fine della pace non attraverso la vecchia legge di effetto tanto
instabile <>, ma attraverso un'altra
legge: <>."
Sul rapporto mezzi/fini Capitini citava Gandhi: "Il mezzo puo' essere
paragonato ad un seme, il fine ad un albero; e tra il mezzo e il fine vi e'
appunto la stessa inviolabile relazione che vi e' tra il seme e l'albero."
(p.11-2)
UN PASSO AL GIORNO
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"La nonviolenza e' affidata al continuo impegno pratico, alla creativita',
al fare qualche cosa, se non si puo' far tutto, purche' ogni giorno si
faccia qualche passo in avanti." (p.12)
A SCUOLA DI NONVIOLENZA
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"La nonviolenza investe in pieno il campo dell'educazione, della ricerca
psicologica, della fondazione pedagogica
- liberando la scuola, nei sui contenuti culturali e nei suoi metodi
didattici e comunitari, dai residui di mentalita' autoritarie
- instaurando il dialogo, la viva cooperazione, la comprensione
internazionale - integrando l'educazione civica con le tecniche della
nonviolenza." (p.38)
UNA STORIA DI PROSTITUTE
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"Non vale il fatto che la violenza c'e sempre stata nel mondo, per farla
accettare. Non c'e' nessuno che - fondandosi sul detto che la prostituzione
e' il mestiere piu' antico, cioe' c'e' sempre stata - direbbe a sua sorella
di fare la prostituta!" (p.31)
LA RIVOLUZIONE RUSSA E LA RIVOLUZIONE NONVIOLENTA
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"La rivoluzione russa, che e' il caso piu' recente e forse quello che voleva
essere piu' radicale, si e' veduta venire addosso tanto del vecchio mondo
(militarismo, statalismo, illiberta', tortura, polizia, ecc.) che il
mutamento appare molto limitato. La vera rivoluzione (cioe' capovolgimento)
e' la nonviolenza, cioe' dare un'altra direzione alla trasmutazione della
realta'. Con l'atto di nonviolenza io affermo l'unita' di amore con tutti,
un'altra realta'. (Aldo Capitini espresse questo concetto nel 1949, in un
testo riportato in "Azione Nonviolenta, gennaio '94)